Coronavirus e sport: l’Italia, il caso Ighalo e le riflessioni su Tokyo 2020

Coronavirus

Questa rubrica solitamente ospita le partnership digitali e gli approfondimenti attorno a temi legati con le nuove tecnologie e che si riflettono sulle strategie e sulle logiche connesse alla sponsorizzazione sportiva e alla sua declinazione nelle nuove dinamiche tecnologiche. Parlare oggi (e ancora) di Coronavirus e del suo impatto sulla globalità delle economie mondiali è quasi un obbligo perché tale argomento sta diventando fluido e variabile, con continui rivolgimenti e stravolgimenti sia culturali che economici.Il Coronavirus, lo sport e l’emergenza in Italia

Mentre chiudiamo questo articolo l’Italia è stata investita, nelle ultime 72 ore, dalla stessa emergenza. Tutto lo sport è stato fermato nelle regioni interessate: Lombardia, Veneto, la città di Torino e nelle ultime ore si stanno prendendo provvedimenti per l’Emilia Romagna, in particolar modo per la provincia di Piacenza. Sono state rinviate Torino-Parma, Atalanta-Sassuolo, Verona-Cagliari e Inter-Sampdoria. Annullate le partite infrasettimanali della Serie C di Calcio e la FIGC, la prima Federazione a prendere provvedimenti globali, ha convocato una task force di medici per regolare le attività delle nazionali. La Fisi ha deciso di estendendere la sospensione dello stop degli sport invernali per tutta la settimana, eccezion fatta per lo Slalom Gigante di Coppa Europa femminile a Folgaria in programma il 24 febbraio e la tappa di Coppa del Mondo di Sci a La Thuile prevista dal 29 febbraio al 1° marzo, eventi sotto l’egida della FIS e che la stessa Federazione Internazionale ha confermato.

 

L’isolamento di Odion Ighalo

Ci sono anche aspetti più umani, a cavallo tra il buon senso e il paradosso che sviluppano reazioni diverse da parte dei tifosi. Come l’isolamento di Odion Ighalo, ex Udinese, arrivato al Manchester United in prestito dallo Shanghai Shenhua: non ha potuto conoscere i suoi compagni fino alla gara del 20 febbraio contro il Bruges perché in isolamento precauzionale. Non è stato un capriccio o un’esagerazione da parte della squadra dei Red Devils. Il governo britannico ha distribuito delle indicazioni precise legate all’emergenza Coronavirus che invitano tutte le persone che entrano nel Regno Unito e sono state in Cina nelle due settimane precedenti il loro ingresso, a osservare un periodo di isolamento forzato di 14 giorni, intervallo di tempo durante il quale si manifesterebbero i sintomi di un possibile contagio.

 

In Cina la tecnologia aiuta a sopravvivere anche in isolamento

Quello cinese oggi è un governo che sta utilizzando ogni risorsa tecnologica per far fronte all’emergenza. WeChat è diventato il metodo prescelto per diffondere le conferenze stampa governative al fine di evitare contagi e la Santa Messa delle comunità cattoliche viene celebrata online. Da Hong Kong i preti fanno sapere ai fedeli, tramite Facebook, che è possibile restare a casa se si ha il timore del contagio e pur in assenza di eucaristia, la messa in streaming su Facebook avrà la stessa validità. La diretta conseguenza del coprifuoco nelle città più vicine all’epicentro è la maggiore presenza di “escamotage” digitali, di adattamenti della tecnologia all’emergenza che consentono alla popolazione di restare informata, di collegarsi con il mondo esterno e di vivere momenti personali e pubblici sfruttando la rete.

La cultura sportiva non è fatta solo di numeri e tifo ma è permeata di tante piccole sfumature che sono legate ai paesi del mondo dove gli eventi sportivi si svolgono. Per questo Cina e Giappone sono monitorate giornalmente rispetto a quello che accade non solo dal punto di vista sanitario ma soprattutto nell’ordine in cui l’emergenza globale si riflette sui mercati, sulle abitudini e sicuramente sui macro eventi di sport come le prossime Olimpiadi di Tokyo.

 

Coronavirus

 

Il Giappone: dall’annullamento dei festeggiamenti per l’Imperatore alle Olimpiadi

Il Giappone è un paese dove una delle tradizioni più sentite è quella di celebrare il compleanno dell’Imperatore, ma Naruhito, asceso al trono il primo giorno di maggio del 2019, è il protagonista di uno dei rari casi di annullamento della tradizionale festa. L’ultima volta che tale cerimonia venne annullata fu nel 1996, sotto il regno del di lui padre, Akihito. L’evento inaspettato si verificò per via della crisi che coinvolse alcuni diplomatici giapponesi nell’ambasciata di Lima, riuniti a festeggiare proprio il 63° compleanno dell’imperatore e presi in ostaggio dal Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru il 17 dicembre del 1996. Akihito, unico imperatore ad aver abdicato negli ultimi 2 secoli, il 2 gennaio del 2019, in occasione dell’ultimo saluto al nuovo anno sotto il suo regno, riunì 154.800 persone nei giardini del palazzo imperiale al centro di Tokyo nel quartiere centralissimo di Chiyoda, dove si trova il Palazzo Imperiale, la residenza della famiglia e la sede dell’Agenzia della Casa Imperiale.

 

Perché vi sto raccontando questo fatto in un articolo che dovrebbe parlare di sport?

 

Perchè nella stessa città tra cinque mesi, per l’esattezza dal 24 luglio al 9 agosto del 2020, si svolgeranno le Olimpiadi di Tokyo. Yoshiro Mori, il presidente del Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, in occasione della due giorni che ha messo insieme per un confronto i massimi funzionari del Comitato Olimpico Internazionale in vista della XXXII Olimpiade, ha assicurato che non ci sono elementi per prendere una decisione definitiva e annullare l’evento che coinvolgerebbe 11.000 atleti e 600.000 visitatori da tutto il mondo.

 

“Per quanto riguarda il coronavirus circolano voci irresponsabili, ma vorrei chiarire che non stiamo pensando di posticipare o annullare i Giochi”. (Yoshiro Mori – Former Prime Minister of Japan – Supreme Advisor, Japan Sport Association)

 

Abbiamo già affrontato il tema della ricaduta economica che il Coronavirus sta avendo sul mondo sportivo, immaginiamo l’impatto negativo rispetto a una manifestazione così globale come le Olimpiadi: milioni di biglietti venduti, aerei e prenotazioni di hotel e oltre 3 miliardi di dollari in sponsorship locali che sono stati contrattualizzati in Giappone con investitori che hanno aspettative sui risultati dei loro investimenti. Uno degli sponsor di maggior rilievo della manifestazione è Alibaba, il cui founder, Jack Ma, è di Hangzhou della provincia dello Zhejiang. Un reporter dell’agenzia cinese Xinhua, in occasione dell’incontro del CIO internazionale del 14 febbraio, ha chiesto al Comitato Organizzatore se Jack Ma sarà libero di intervenire ai Giochi Olimpici, il quale ha risposto che questo dipenderà dal luogo dal quale farà ingresso Jack Ma sottolineando che, in ogni caso, sarà sottoposto alle stesse regole che il governo giapponese imporrà sull’immigrazione e quindi sull’ingresso delle persone provenienti dai paesi colpiti dall’infezione di Coronavirus.

 

La torcia olimpica è pronta per essere accesa il 26 marzo a Fukushima: in sostanza la malattia non guarda in faccia a nessuno. Forse è un po’ troppo banale come commento ma rispecchia la realtà dei fatti.

La considerazione spontanea, messa in relazione con i fatti raccontati, è che se si è deciso di annullare i festeggiamenti per il compleanno dell’Imperatore Naruhito probabilmente – qualora la curva dell’infezione non dovesse essere in flessione – Tokyo 2020 passerà alla storia come l’Olimpiade tanto attesa ma mai andata in scena.

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