Viviamo in un momento storico affascinante, in particolare per lo sport. Il dibattito è continuo e coinvolge piattaforme tecnologiche avanzate, viaggi sulla luna, l’utilizzo di strumenti connessi alla Rete per migliorare legalmente le prestazioni degli atleti, modelli predittivi di intelligenza artificiale. Chi più ne ha più ne metta, insomma.
In questo proliferare di nuove tecnologie, il rischio che tutti quanti noi corriamo è quello di perdere di vista un punto fondamentale, tramutando la tecnologia non più nello strumento del progresso, ma in un obiettivo fine a sé stesso.La realtà, al contrario, è che oggi più che mai la tecnologia deve continuare a evolvere – limitiamoci al caso della sport industry, ma il principio è ovviamente estendibile – per portare l’utente/consumatore sempre più al centro dell’esperienza.
Oggi l’utente, il tifoso, il consumatore è radicalmente cambiato, sommerso da un flusso di informazioni tale da sovraccaricarlo, rendendolo di conseguenza infedele, distratto, sballottato da un contenuto all’altro dai nuovi bisogni che il mercato gli induce secondo dopo secondo, messaggio dopo messaggio.
Da qualche tempo – è anche il titolo di questo editoriale – IQUII ha lanciato il concetto di “dato come petrolio” di questo periodo storico.
Se ci pensate bene, è esattamente così, le dinamiche non sino dissimili da quelle dell’oro nero: bisogna sapere dove cercarlo, identificarlo, comprendere come estrarlo e, infine, raffinarlo per poterlo rendere benzina, utilizzabile per dare energia al nostro business.
E dare energia, oggi più che mai, significa conoscere il nostro utente e definire sulla conoscenza che di lui abbiamo la nostra strategia di comunicazione, capace di generare valore per l’intero ecosistema rendendo la sua esperienza memorabile.
Perché – ancor più in quell’epoca della disattenzione che abbiamo menzionato in precedenza – lo sport, sia praticato che vissuto è soprattutto rivolto a generare ricordi e momenti che durano per tutta la vita. Ecco perché è l’utente/tifoso e la conoscenza che ne abbiamo il vero, tangibile valore.
Parliamo, e dobbiamo esserne consapevoli, di un cambio profondo di mentalità nel panorama sportivo nazionale. Vale per le Federazioni, gli organi di governo del nostro sport, che vuoi per dinamiche consolidate, vuoi per risorse umane ed economiche possono risultare in ritardo nel processo di trasformazione digitale; ma vale anche per quelle realtà sportive private, penso a molti Club di prima fascia in Serie A TIM ma non solo, che ancora faticano a comprendere appieno come dalla creazione di valore per l’intero ecosistema e i suoi stakeholders attraverso la conoscenza verticale del dato dipenda il futuro della sport industry al giorno d’oggi.
Da quando è nata, otto anni fa, IQUII – e la sua business unit dedicata IQUII Sport, più di recente – ci siamo sempre occupati di sviluppare strumenti e tecnologie abilitanti sia per il brand che per l’utente finale. Siamo cresciuti con un DNA tecnologico, innovativo e sempre informato sull’ultima tendenza. Oggi spostando il focus dalla tecnologia all’utente, anticipando noi stessi un cambiamento.
Il nostro impegno è continuare a studiare contenuti, creatività e narrazione in linea con i trend per catturare l’attenzione degli utenti, mettendo i nostri clienti e i loro partner nella condizioni di offrire nuove esperienze memorabili, capaci di ingenerare il desiderio di ripeterle. Per farlo, la tecnologia deve essere al servizio, deve essere l’abilitatore dell’esperienza, funzionale alla conoscenza dell’utente. Non correre il rischio di divenire un mero esercizio di stile per porsi davvero al servizio dell’esperienza e della conoscenza, al centro di un processo di generazione di valore.
Data is the new oil.
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