La Ocean Race è una sfida. Difficile comprendere in che modo sia possibile definire sport un evento di una portata tale che comprende una serie di estreme prove che l’essere umano deve sostenere per sfidare gli oceani per nove mesi e per 45.000 miglia nautiche. Equipaggi costretti a fare squadra, a sopravvivere al sonno, alla fatica, alla coabitazione, alla condivisione di spazi e intimità e alla sfida continua tra vento e mare.Eppure, l’ultima edizione 2017/2018, conclusasi in Olanda, all’Aja con la vittoria del Dongfeng Race Team, l’equipaggio con bandiera cinese, è stata la più mediatica di sempre, seguita da oltre 2,5 milioni di spettatori. La competizione ha avuto anche una forte componente legata alla sostenibilità ambientale, all’inquinamento degli oceani del mondo per salvarli dalla marea di plastica che li sta invadendo.
Non solo. Una forte componente contro le diversità di genere ha visto la presenza di marinai donne su ogni barca e addirittura uno dei 7 equipaggi era completamente al femminile: “Turn the tide on plastic” della britannica Dee Caffari ed altre 5 skipper tra cui l’italiana Francesca Clapcich ha chiuso la sua partecipazione arrivando 5° all’Aja e 7° equipaggio nella classifica generale. In totale erano 23 i marinai al femminile sui 95 marinai partecipanti alla Volvo Ocean Race.La Ocean Race e gli sponsor: un cambiamento di rotta
Oltre alla componente sportiva, legata ad importanti temi sociali, la Ocean Race è anche una grande macchina di business e di numeri di marketing incredibili. Tanto per cominciare il main sponsor Volvo (nonché proprietario del marchio) ha guidato le ultime sei edizioni della maratona velica più imponente al mondo nata nel 1973 ma, proprio il suo cambiamento di nome (avvenuto durante l’ultimo Salone Nautico di Parigi che ha visto l’evento cambiar nome da Volvo Ocean Race a The Ocean Race) è legato ad una scelta ben determinata. Aver mantenuto un title sponsor come Volvo per tanti anni, ha garantito una ricaduta sugli altri marchi meno noti legati alla competizione. Ma, la presenza di un marchio così importante ha di fatto oscurato la presenza degli altri big business investor che reclamavano più spazio di awareness legato alla partecipazione e alla copertura economica dell’evento. Non solo. La presenza di Volvo impediva il coinvolgimento di altre case automobilistiche interessate a supportare l’evento stesso.
Il mondo della vela è un ecosistema complesso che attira esclusivamente un segmento ben definito di partner, legati principalmente a livello endemico con il mare, ma anche tutte le realtà aziendali bancarie e finanziarie che sono il primo mezzo di sostentamento di un progetto economico importante come quello costruito attorno alla partecipazione ad un evento di tale portata. Il passaggio dalla casa automobilistica svedese alla nuova proprietà spagnola, garantisce continuità progettuale e crescita economica legata all’ingresso di altri business partners. Dalle parole di Kina Wileke, Vicepresidente esecutivo di Volvo Group Communication, riusciamo a comprendere anche quanto la Volvo Ocean Race abbia avuto una ricaduta su di un segmento di audience globale.
“La Volvo Ocean Race è stata un ottimo veicolo per costruire relazioni con i clienti, rafforzare il marchio Volvo e presentare la nostra azienda e i nostri prodotti a un pubblico globale”
In ogni caso Volvo Cars non sparirà ma continuerà a supportare la prossima edizione della gara, prevista nel 2021/2022, come sponsor con particolare attenzione alla sostenibilità.
La Storytelling platform e gli onboard reporters
La Ocean Race è un viaggio da raccontare. Probabilmente il viaggio più impervio, duro e avventuroso per chi ama la vela e il mare. Tanti i contenuti che vengono prodotti durante la traversata oceanica e tutti raccontano di gioie e sacrifici, di pericoli e difficoltà. La Storytelling platform della Ocean Race è unica nello sport perché è in costante aggiornamento, produzione e amplificazione di contenuti unici trasmessi dai luoghi più estremi del pianeta, per tutta la durata delle 45.000 miglia di gara. Naturalmente, oltre allo spettacolo, la piattaforma della Ocean Race offre una serie di contenuti di marketing esclusivi che, in costante diffusione, per tutta la durata dell’evento, posizionano i marchi dei partner sotto gli occhi degli sportivi appassionati della maratona velica oceanica.
Dal 2008-09, i team della Ocean Race hanno a bordo gli onboard reporters, talentuosi narratori dello sport, dotati di tecnologia all’avanguardia e con anni di esperienza alle spalle. Sicuramente il lavoro più duro nei media sportivi, quello degli onboard reporters è un ruolo unico che non è per i deboli di cuore. Nessun altro sport presenta giornalisti multimediali esperti di content marketing integrati in squadre di atleti e la pressione mentale e fisica affrontata da questi storytellers è immensa.
Il loro lavoro, orientato alla produzione di video, foto e testi di tutta la vita dell’equipaggio, è prezioso e viene caricato nella piattaforma tramite satelliti ad alta velocità. Le loro storie e i loro reportage sono considerati tra le produzioni narrative più esclusive e trovano spazio in alcuni dei media più riconoscibili al mondo, come il Daily Telegraph, il New York Times, la Red Bull Media House e distribuiti su oltre 242 emittenti, attraverso 83 canali televisivi in tutto il mondo.
Voglio chiudere questo reportage sulla maratona velica con le parole di Jan Edney, onboard reporter statunitense, intervistata al termine dell’ultima Ocean Race:
“Noi (uomini e donne) dovremmo essere valutati, per svolgere questo tipo di lavoro, per la nostra abilità nel creare contenuti, per la nostra creatività e personalità a prescindere dal nostro genere”.
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