Amo la tecnologia, amo lo sport, scrivo spesso di sport 4.0. Mi piace assistere agli eventi sportivi, in primis dal vivo, ma preferisco sudare e, soprattutto, adoro correre. Lo considero metafora di vita e, in particolar modo, a livello personale, di grande ispirazione in ambito professionale. Quando io e mio fratello abbiamo creato IQUII, infatti, ci siamo dati un obiettivo: guardare avanti, lontano.
E, così come nella corsa, ad esempio, farlo a livello lavorativo significa provare ad uscire dalla zona di comfort, allontanarsi dalle proprie abitudini, dai soliti percorsi, da schemi preimpostati e provare ad osservare le cose da una angolazione differente, liberando la mente, eliminando i preconcetti, e andare oltre, soprattutto quando l’obiettivo è innovare. Che non significa per forza cercare qualcosa di nuovo, quanto, magari, ripensare a ciò che già esiste, rimodulandone applicazioni, modalità d’impiego, associazioni, per generare business e un beneficio commerciale.
C’è una frase di Will Carling, in questo senso, che rende perfettamente il concetto e che mi è sempre particolarmente piaciuta. L’ex rugbista, ora commentatore e manager, sostiene che ‘il successo nel management e il successo nello sport derivano dagli stessi principi di base’.
Come dargli torto?
Sport System 4.0: una nuova direzione per un reale cambiamento
Pensiamo all’evoluzione digitale: il mondo cambia e lo sport cambia di conseguenza ma, a conti fatti, proprio lo sport sta anticipando quel cambiamento, indicando la strada. Parlo frequentemente, come detto, di sport 4.0 e sottolineo come, negli ultimi anni, la sport industry abbia mostrato ed evidenziato alcuni degli strumenti più importanti nella spinta verso una reale rivoluzione nel modo di fare comunicazione.
Quello che potremmo definire lo sport system 4.0 ha fatto molta strada rispetto a un po’ di anni fa e si è ritagliato uno spazio così importante da rappresentare un ecosistema che, nonostante ci sia ancora tanta strada da percorrere ed anche un percorso di riorganizzazione strutturale e di concreto miglioramento da fare, non conosce, in termini di seguito e volume d’affari, i segni del declino riscontrabili in qualsiasi altro ambito, nel nostro Paese, in qualunque momento della storia recente. Sicuramente, l’avvento e la diffusione della tecnologia hanno contribuito a cambiare il modo di pensare lo sport e l’industria dello sport, spostando l’attenzione verso la ricerca di nuove fonti di fatturato da generare grazie ai nuovi asset digitali e, in loro funzione, con l’idea del ruolo sempre più attivo, nella comunicazione, del pubblico globale. Una audience direttamente raggiungibile grazie alla rete – ai social network, soprattutto – e con un ruolo ormai determinante del mobile.
Le aziende sportive mirano ad obiettivi impensabili prima della digital revolution, e qualsiasi sport manager 4.0 ha l’obbligo di analizzare il nuovo scenario in cui opera, di interpretare gli elementi a sua disposizione, di lavorare per acquisirne sempre nuovi e di studiare, quindi, come implementare, profilare e sfruttare la vera grande risorsa potenziale di quest’epoca: la fanbase.
Informazioni da acquisire. Contenuti per target sempre più mirati. Dati da monetizzare.
Per questo, oggi, non parliamo semplicemente di sport management, ma di sport management 4.0 e di iper connessione tra gli elementi, in un habitat nel quale – all’interno di una grande intelaiatura virtuale – club, atleti e fan diventano media partecipando ad una forma di comunicazione sempre più disintermediata e costantemente viva. Nello sport system 4.0 niente è più come prima: ruoli e figure di sempre acquistano uno spessore diverso e, soprattutto, imparano ad articolare le proprie competenze in virtù di esigenze nuove e di un contesto non più statico. Ma, se di team, player 4.0 e fan 4.0 ho parlato di frequente fino ad ora, credo valga la pena concentrarsi proprio sul nuovo sistema manageriale necessario e, nello specifico, su un’altra delle figure chiave della sport industry: il manager o – visto l’update e il nuovo livello che descriviamo – lo sport manager 4.0.
Sport Management 4.0: analisi, coaching e performance
La passione dei fan, da sola, ha mantenuto lo sport lontano da ogni eventuale crisi, ma, al tempo stesso, la partecipazione dei tifosi – in special modo dei millennial, spettatori esigenti e sempre più connessi – si è trasformata in una richiesta costante di nuove esperienze e di un maggior coinvolgimento.
Per questo motivo federazioni, leghe, club e singoli atleti hanno iniziato a studiare le possibilità della digitalizzazione, negli anni che hanno sancito il costante avvicinamento al nuovo trend dello SportTech.
Ma cosa si può concretamente fare?
Si possono migliorare gli allenamenti e le prestazioni singole e collettive, si può aumentare la visibilità – e anche – ridefinire la fruizione dei match da parte dei supporter, si può offrire al pubblico i propri profili pubblici e quelli di nuovi e strategici asset, quali sono gli sport influencer, puntando a renderli tali quando non lo sono ancora, nell’esatto significato della definizione che abbiamo spesso dato. È possibile perfezionare, quindi, ma anche comunicare come mai prima d’ora, creando un’esperienza nella quale il fan, il fan 4.0, non è più il destinatario, quanto, invece, il principale protagonista.
Disintermediando, informando, intrattenendo.
Guardare avanti, guardare oltre, guardare lontano, dicevamo. Lo sport management 4.0 è chiamato a farlo per esigenza, evolvendo le competenze, perché i nuovi manager si trovano, ormai, non più dietro le quinte, ma anch’essi sul palco e con un ruolo primario, di primo piano. Sempre, inutile sottolinearlo, grazie ai social media. Ciò che un tempo era creare semplice visibilità, ora è cercare l’affinità, è sfruttare la prossimità. È pianificare l’organicità di un messaggio attraverso il quale informare per essere informati, attraverso i dati. Quello che era vendere spazi nei led di bordocampo, oggi è un’arena digitale iperconnessa e potenzialmente strutturata per essere il momento più alto di un contatto costante. Ciò che era il logo sul sito, la presenza sulla brochure istituzionale, l’invito al workshop di fine stagione o quello alla cena di Natale, oggi sono nuovi strumenti da sfruttare per veicolare un input in modo capillare, che si tratti di app, mobile, x-commerce o realtà virtuale.
Quella che era, quindi, un’area marketing e comunicazione, ora è una squadra nella quale giornalisti, marketer, videomaker, designer, sviluppatori e analisti compongono una vera e propria redazione. Per la quale, la differenza, è nel coordinamento dell’insieme, in una nuova visione.Un Media Hub, ecco, del quale lo sport manager 4.0 deve rappresentare l’anello di congiunzione.
Gestire competenze e personalità diverse, insomma, e sfruttare le nuove possibilità tech in modo che riescano a rendere unica la user experience e ad evitare la frammentazione tra sito, social, mobile e stadio. Sviluppando e governando al meglio 4 aree:
strategia;
contenuti;
tecnologia;
organizzazione.
Poiché il cambiamento è l’unica cosa che ‘non cambia mai’, l’unica costante, la trasformazione digitale è diventata un imperativo, quindi, per gli stessi manager: la chiave del successo è imparare rapidamente, tanto quanto velocemente, il mondo e gli strumenti che cambiano.
Ma, soprattutto, capire che è venuto il momento di pensare in modo diverso.
Da gestori di risorse, che siano il tempo e il talento, propri e di altri, o quelle finanziarie che gli sono state affidate, a precursore, a generatore di opportunità, attraverso la creatività, sfruttando il dato come vantaggio competitivo per unire i puntini di quello che deve essere un unico filo narrativo che coordini le abilità e le esigenze dei differenti protagonisti.
Che si lavori per un club, che si gestisca un atleta, che si pianifichino gli investimenti di uno sponsor, lo sport management 4.0 ha bisogno di ragionare in funzione del fan 4.0 e necessita di una figura evoluta per conoscenze e competenze. Anche di un motivatore, al pari di un coach, che controlli e faciliti le prestazioni e che non perda mai di vista i risultati. Sempre più misurabili.
Deve essere focalizzato sul miglioramento e sulla produttività, con capacità di individuare prospettive nuove, rimuovendo ostacoli e barriere, con la personalità giusta per imporre un modello di sviluppo sempre aggiornato, basato su collaborazione e innovazione. Ma, soprattutto, lo sport manager 4.0 deve continuamente rinnovarsi, facendo propri i nuovi strumenti proposti dal digitale, esplorando i nuovi trend tecnologici, valutandone il potenziale impatto sull’azienda e impregnandone il team attraverso un dialogo, un confronto ed uno scambio continui.
In quali ambiti dello sport management 4.0 gli sviluppi digital&tech possono intervenire? È presto detto:
Governance, general e facility management: con un miglioramento dell’organizzazione e dei processi, gestiti per gerarchia, competenze, flussi di lavoro e report quotidiani, attraverso le nuove piattaforme più evolute disponibili sul mercato.
Gestione e organizzazione di eventi sportivi e delle attività ad essi collegate: tutto quanto concerne il legame tra reale e virtuale, non ultima la nuova idea di Fan Zone, un luogo fisico con touchpoint digitali, che si aggiunga allo stadio e favorisca il coinvolgimento e l’acquisizione di dati per la profilazione.
Sport Marketing Strategy: il digitale concede nuovi canali di comunicazione, che necessitano una gestione mirata, e tante altre possibilità: eTicketing, VR, IoT, Beacon. Il moderno sport marketing manager deve concentrare la sua attenzione su una strategia ben pianificata che, attraverso la tecnologia, punti sui contenuti e i dati, sfruttando i new media e i nuovi asset digitali come canali per la disintermediazione. Con un focus particolare sul nuovo ecosistema degli eSport, sempre più in crescita.
Media Communication e Digital Strategy: una strategia di comunicazione deve essere pensata e costruita innanzitutto intorno ai bisogni e alle aspettative della fanbase e, tra le fondamentali e più evolute capacità, è necessario saper coordinare profili differenti in un piano di lavoro basato sull’analisi, sfruttandola con creatività, anche attraverso il coinvolgimento degli sport influencer del proprio team.
Revenue e Sponsorship Management: con strategie per diversificare – e aumentare – le entrate, coordinando i vari canali scelti per generare nuove opportunità di visibilità ma, soprattutto, per sfruttare i dati acquisiti con nuove iniziative e, anche, mettendoli a disposizione di sponsor sempre più esigenti.
Economics e Sport Finance: gestione automatizzata e digitalizzata di tutto quanto concerne l’aspetto amministrativo e finanziario, attraverso strumenti che monitorino i dati e consentano di ottimizzare flussi di lavoro, budget, risorse e tempi.
Eventi e turismo sportivo: gli eventi e le relative sponsorizzazioni sono flussi di reddito naturalmente integrati e, il concetto di turismo legato allo sport, ha assunto maggiore rilevanza negli ultimi anni. Impostare strategie basate su mobile, prossimità e geolocalizzazione per valorizzare il territorio, e portare un indotto reciproco, è ormai indispensabile.
Gestione integrata di stadi e impianti sportivi: smart arena, nel suo complesso e in tutti i suoi aspetti, prima di tutto, studiando quali opportunità offra lo SportTech per implementare l’esperienza dei fan 4.0 e fare in modo che lo stadio sia vissuto tutti i giorni. Il momento del match 4.0 deve rappresentare, in tal senso, solo l’apice di un rapporto costante da intrattenere coi tifosi.
Leadership, negotiation e soft skill: saper negoziare con successo è tra le communication skill più importanti per un manager. Al centro di tutto, la necessità di creare un rapporto con gli altri, comprendendo e soddisfacendo meglio esigenze ed aspettative. Inoltre, è necessario saper scegliere le persone, distribuendo deleghe e responsabilità, come un buon leader. In questo senso, il digitale offre l’opportunità di sapere chi seguire, chi leggere ed a quali eventi partecipare per nuove occasioni di networking ma, anche, direttamente, per studiare in funzione di un aggiornamento e di una formazione costanti.
Sport Manager 4.0: Ambassador e Influencer per il business della relazione
“La regola dell’80/20 funziona anche nella professione del manager: 20% del tempo a lavorare ed il restante 80% per spiegare cosa stai facendo”, leggevo poco tempo fa, online. Nello Sport 4.0 tutto è comunicazione e, soprattutto, esperienza. Da vivere, prima, e condividere, poi: così come gli atleti giocano spesso un ruolo chiave perché, comunicando, non si limitano a trasmettere il proprio messaggio, ma veicolano i valori del club, così vale per lo sport manager di ultima generazione. Anzi, la sua posizione, accreditata all’interno della società, lo rende a tutti gli effetti un ambassador e, cioè, un portavoce e un rappresentante dell’azienda stessa – o dell’atleta che rappresenta – nei confronti del mondo. Questo richiede anche la capacità di competere a livello globale: i manager delle organizzazioni sportive devono saper lavorare in modo proattivo – prevedendo le evoluzioni dello sport system 4.0 – per costruire e sviluppare legami con altre organizzazioni e creare altre opportunità di collaborazione e monetizzazione.
Partecipare ad eventi, intervenire a convegni, formare nuove generazioni.
Momenti nei quali diventare ambasciatori del brand per cui si lavora e, al tempo stesso, a propria volta influencer, illustrando strategie, ispirando, trasferendo competenze che, ormai, nell’ambito del marketing non possono più prescindere dalla capacità di raccontare se stessi – come professionisti, soprattutto, ma anche come individui – in uno storytelling continuo, anche attraverso immagini e video del proprio quotidiano e del dietro le quinte delle attività che si svolgono, manifestando talento e creatività. Senza mai dimenticare che, a prescindere dal canale, il messaggio rappresenterà sempre la via preferenziale per ampliare il proprio ambiente mediale.
Il virtuale, quindi, che incontra il reale, che lo espande, che veicola esperienze e contenuti per creare relazioni.
Lo scopo? Chiaro: diventare un punto di riferimento nel settore in cui si opera, generando fascino, ammirazione, curiosità e valore, per nuove opportunità commerciali, attraendo, conquistando, virtualmente e realmente altri manager. ‘Evangelizzare’ i propri competitor? Un rischio da correre ma, anche, l’eventuale conferma di un valore aggiunto che fa la differenza.
Un rischio che non può preoccupare, però, se si guarda oltre, lontano.
La vera innovazione, probabilmente, è tutta lì.
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