La pallacanestro digitale è realtà. Anni fa quando ho iniziato a scrivere di basket e social, il panorama era veramente sconfortante: in Serie A si iniziava a percepire la necessità di utilizzare gli strumenti, probabilmente per il traino delle aziende associate nelle timide strategie di marketing, ma la situazione nella A2 e le minors non era valutabile. Sono passate le stagioni e l’evoluzione culturale digitale ha investito anche lo sport nella maniera più invasiva e dilagante, provocando necessità sia da parte dei Team che da parte dei fan.
Ci si è concentrati in maniera quasi spasmodica sulle strategie di comunicazione orientate all’implementazione e alla creazione di Fanpage, profili Twitter prima e Instagram poi, tralasciando, spesso, quello che era il fulcro di tutto il progetto strategico di una corretta comunicazione sportiva: il sito internet.
LE SQUADRE DI BASKET, I SITI INTERNET E IL MOBILE
Di seguito, nel mondo della pallacanestro italiana, è cresciuta la consapevolezza di avere un ambiente che fosse appetibile per i brand in partnership. Si è materializzata la necessità di uno spazio dedicato e più precisamente “venduto” come visibilità ulteriore rispetto alle tradizionali esposizioni dei marchi: merchandising e visibilità nel campo di gioco, sia durante gli impegni della stagione regolare, sia durante gli eventi straordinari organizzati dalla società sportiva.
Una cosa ha stravolto e sovvertito ogni paradigma della pianificazione strategica: il mobile.
Abbiamo sempre preso in considerazione l’utente tipo, seduto davanti al PC con tempo e desiderio di consultare in serenità e con avidità risultati, formazioni, news. Ma il mobile ci ha indotti a rideterminare, a livello sociologico e di user experience, ogni ambiente che venisse messo in relazione con il fan.
DEL CONCETTO RESPONSIVE E MOBILE FIRST
Allo stesso modo dell’evolversi delle piattaforme e delle applicazioni legate ai social media, così i siti internet delle società hanno subito una lenta ma graduale evoluzione, passando dall’adozione di template responsive alla programmazione orientata al mobile first. Quest’ultimo concetto, frutto di un progetto spinto e testato da Google per più di 18 mesi, è orientato a modellare una nuova indicizzazione dei contenuti, non scollegata dalla SERP, che resta unico indice consultabile dagli utenti. Avere un sito mobile first vuol dire affrontare un nuovo paradigma di costruzione degli ambienti web sportivi: significa progettare luoghi e contenuti digitali pensati prima per la fruibilità da mobile.
I SITI INTERNET SPORTIVI MOBILE FRIENDLY E GLI SPONSOR
Facile intuire il perchè di tutta questa premessa. Secondo le rilevazioni Audiweb e Nielsen, circa il 76% delle persone che accedono ad Internet lo fa da mobile e questo è un dato che non possiamo assolutamente sottovalutare, soprattutto quando nella home page del sito della società sportive vengono ospitati marchi e brand legati ad azioni di sponsorship con la squadra.
Ignorare questo dato vuol dire non offrire la sufficiente visibilità a coloro che investono e credono nei valori del team, nei colori di una passione, nella possibilità di creare legami forti con la fan-base sportiva e sviluppare opportunità.
LA PALLACANESTRO ITALIANA È MOBILE FRIENDLY?
IQUII Sport ha sviluppato un test sul paradigma mobile first analizzando i siti internet delle 47 società di Serie A e Serie A2 di pallacanestro (manca all’appello la Mens Sana Siena, fresca di esclusione) e i risultati sono discreti.
La risultanza dell’errore che accomuna tutti è sicuramente quello relativo alla presenza di contenuti troppo grandi e di elementi troppo vicini nella pagina visualizzata da mobile. Nello specifico, dall’analisi condotta sulle squadre di Serie A, Alma Trieste, Fiat Torino, OpenJobMetis Varese, Sidigas Avellino e Umana Reyer Venezia sono le cinque società che, raggiunte da mobile, restituiscono agli utenti un’esperienza sicuramente meno agevole nella consultazione dell’ambiente web.
Nella Serie A2 Ovest sono Latina Basket e Casale Monferrato le due squadre che dovrebbero migliorare la navigazione da mobile lato utente. La situazione peggiora nella Serie A2 Est dove troviamo Treviso e Montegranaro con i soliti errori di visualizzazione per contenuti troppo grandi o elementi troppo vicini mentre la Termoforgia Jesi, offre al fan, oltre agli elementi troppo vicini, anche contenuti con testo troppo piccolo e viewport non impostato.
LA USER EXPERIENCE DEGLI UTENTI
Ora immaginiamo i fan alle prese con tali ambienti: sia nel caso di contenuti troppo grandi e troppo vicini che nel caso di testo troppo piccolo, essi sono costretti a “pizzicare” lo schermo per adattarlo alla corretta visualizzazione, sia per ridurre che per ingrandire gli elementi. Questo potrebbe significare, spesso, incorrere in tap accidentali dello schermo, clic involontari a link indesiderati e abbandono dell’ambiente con conseguente danno per l’esposizione dei marchi e la condivisione dei contenuti. Purtroppo questi disagi non si percepiscono dalle metriche tradizionali in quanto, paradossalmente, tutto questo “tentare” di visualizzare i contenuti fa indugiare l’utente sulla pagina alzando il tempo di visualizzazione che sarebbe falsato nella sua essenza e nel suo significato valoriale.
Per l’azienda sportiva, porre il fan al centro di ogni strategia e di ogni azione di comunicazione e marketing digitale coerente, significa avere rispetto della sua disponibilità all’approfondimento della relazione con i nostri ambienti digitali e restituire, da parte dei team sportivi, una navigazione agile, utile e snella, con il beneficio aggiunto dell’esposizione dei marchi legati al club sportivo.
CONCLUSIONI
Non bisogna pensare che i social siano al centro di tutto: i social media sono amplificatori dei contenuti e questi ultimi risiedono nell’unico ambiente di proprietà della società sportiva rappresentato dal sito internet. Poi ci sono i casi virtuosi come quello della Virtus Roma, l’Olimpia Milano e la Virtus Bologna che hanno a disposizione delle vere e proprie Sport Platform. I test applicati per sviluppare questo report hanno messo in evidenza sono alcuni degli errori che possono nascondersi dietro un’analisi più approfondita: velocità di caricamento, conflitto con le versioni del CMS e plugin installati, adozione dei widget corretti per la gestione dei vari cluster del template e il nodo delicato degli strumenti software adeguati per la gestione della privacy del sito internet del team. Avere cura del proprio ambiente digitale, assicura lo sviluppo di una sinergia sia con i fan che con le aziende in partnership.
Il prossimo passo è digitalizzare nella maniera corretta la pallacanestro italiana.
Noi siamo pronti, e voi?
_____________________________________________________________________________________________________Scrivici ora e progettiamo la tua nuova strategia di Sport Business
Commenta per primo