ClubHouse 2021 e le Federazioni: Intervista ad Alessandro Noto di Federscherma

Alessandro Noto

Alessandro Noto, siciliano di Modica, classe 1979, giurista pentito, dal 2008 si occupa dello sviluppo dei canali digitali di Federscherma, oltre che di atleti e aziende. Dal 2014 docente di Digital Marketing per Sole 24 Ore Business School e LUISS, ha scelto personalmente di sperimentare la nuova piattaforma di audio streaming

Aggregatore di voice content, emulazione del concetto delle rubriche radiofoniche, ClubHouse è stato scelto per offrire alla Federazione Italiana Scherma una via sperimentale che ruoti attorno ai valori dello sport, alle storie degli atleti e ai topic che possano coinvolgere anche i partner della Federscherma.La Federscherma sbarca su ClubHouse. Quali sono state le motivazioni che hanno generato la scelta di percorrere la strada dello streaming audio disintermediato di una Federazione?

“La nostra Federazione è sempre stata molto attenta ai nuovi trend digitali, sin dall’ormai lontanissimo 2008, anno in cui abbiamo aperto la pagina Facebook ufficiale. Clubhouse in poche settimane è diventato un aggregatore di persone e di interessi incredibile, offrendo una grande opportunità a chi ha gli argomenti giusti per creare conversazioni su temi d’interesse. Un flusso spontaneo, spesso informale e molto intimo. Una dimensione che personalmente, da utente, apprezzo molto.

In queste ultime settimane mi sono trovato a dibattere di sport e di digital in diverse room, ma anche di cinema e di musica da semplice appassionato.
Uno sport come la scherma non può non provare a cogliere questa opportunità, soprattutto in un momento storico in cui da ormai un anno non ci sono eventi agonistici. Non dimentichiamo inoltre che a marzo i nostri azzurri torneranno in pedana tra Budapest, Doha e Kazan e che tra cinque mesi dovrebbero (e il condizionale è d’obbligo) esserci le Olimpiadi a Tokyo e Clubhouse in tal senso potrebbe esplodere. Dobbiamo farci trovare pronti.”

Il fatto di non avere un filtro, di essere aperti verso l’audience con la possibilità di essere probabilmente troppo esposti vi ha già fatto pensare a possibili azioni di community management?

“Certamente sarà necessario un livello d’attenzione elevato, specialmente quando gli utenti aumenteranno sensibilmente. L’essere esposti però è inevitabile. Ci sono diversi livelli di esposizione a seconda della piattaforma, ma evitare di sperimentare per paura di qualche episodio sconveniente non deve spaventarci. Siamo davanti ad un territorio sconosciuto che potrebbe rimodulare parecchie dinamiche di marketing e comunicazione. Sperimenteremo e troveremo la nostra strada, così come abbiamo fatto su tutte le altre piattaforme, rimanendo coerenti ai nostri valori ed al nostro DNA, ma tendendo sempre all’innovazione.”

ClubHouse

ClubHouse consente di creare sia room chiuse che aperte. Come pensate di sfruttare queste opportunità?

“Le room chiuse le vedo come dei laboratori, possono aiutare a sperimentare dei format meno consueti, come ad esempio degli eventi riservati a pochi eletti, ma la tendenza sarà certamente verso room aperte, inclusive e finalizzate al coinvolgimento del maggior numero possibile di interessati.
Da quasi un mese dedico circa un’ora al giorno sulla piattaforma per studiare nuovi format e nuovi linguaggi e devo ammettere che la flessibilità offerta dello strumento è parecchia, anche se questa percezione non è immediata.
Alcune regole ormai acquisite del mondo social sono radicalmente sovvertite, ma se si ha voglia di fare qualcosa di nuovo, di occasioni per sperimentare su Clubhouse ce ne sono molte.”

Prevedi già delle possibilità di revenue coinvolgendo i partner economici della Federazione? Se si quali possibili sinergie verranno strutturate in ClubHouse?

“Mentirei se dicessi che uno degli obiettivi è anche quello di utilizzare Clubhouse come leva di marketing per offrire ulteriori opportunità e valore alle aziende che ci danno fiducia. Abbiamo la fortuna di avere sponsor molto aperti mentalmente e a cui piace sperimentare con noi. Gli argomenti potenzialmente sono moltissimi. Abbiamo, solo per fare alcuni esempi, brand come Kappa con cui si può parlare ad esempio di fashion e abbigliamento, il mondo Kinder che offre notevoli spunti per quanto concerne i temi del manifesto Joy of Moving o Acqua Lete che da “Acqua dello Sport” (come da claim) potrà con noi toccare molti temi legati al wellness ed alla performance sportiva. Dunque più conversazione e meno conversione. La bravura sarà quella di offrire spunti, informazioni e confronti stimolanti, non semplici marchette da jingle radiofonico. Credo personalmente che la chiave sia quella di scrollarsi di dosso l’ossessione delle metriche, dei numeri e delle conversioni e del voler monetizzare a tutti i costi. Sano e puro interesse verso la conversazione, nulla più.”

Content is the King: ClubHouse ha realmente riportato il livello del contenuto a una densità tale che sarà necessario dare voce a chi potrà raccontare la vita del club. Pensate di coinvolgere gli atleti?

“Assolutamente sì. Già alcuni dei nostri atleti più rappresentativi come Rossella Fiamingo e Aldo Montano sono sbarcati su Clubhouse. In ogni piattaforma abbiamo messo gli atleti e il movimento al centro del nostro processo di storytelling.
La vera criticità credo però sarà la scarsità in termini di tempo. Questa piattaforma, a differenza di tutte le altre, richiede dedizione, richiede del tempo, tempo che gli atleti di vertice purtroppo non hanno spesso. Bisognerà dunque centellinare i loro interventi, fare poche cose e fatte bene. Non è come chiedere un video da 30 secondi o una storia da 15 secondi. Come minimo sindacale una room vuole dai 30 ai 60 minuti, non poco per i tempi come quelli che viviamo e non poco per atleti impegnati ad allenarsi tutto il giorno.”

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