Internet of Things, Realtà Virtuale e Realtà Aumentata, mobile App, Big Data, Intelligenza Artificiale, sensoristica: la tecnologia ha cambiato per sempre il volto dello sport, sia a livello agonistico che come forma di entertainment. Piccole e grandi rivoluzioni, realizzate e in pieno svolgimento, grazie anche a nuove imprese che si affacciano su un mercato difficile come quello sportivo. Il bisogno di innovazione tecnologica è diventato una necessità capillare all’interno della sport industry 4.0: non meraviglia che le aziende sportive, i club, siano sempre più alla ricerca di startup tecnologiche per migliorare ogni aspetto delle loro attività, delle loro operazioni, dei loro processi, dalla vendita dei biglietti alle prestazioni degli atleti.
Tutto in divenire.
L’integrazione tra lo Sport Tech, l’intrattenimento e il campo, creata dalle startup, ha messo sul tavolo un’enorme posta in gioco per tutto lo sport business. D’altro canto, i vantaggi per quelle che entrano nel settore sono molti: i club hanno già una base di utenti fedeli e attenti a cui rivolgersi, un’opportunità decisamente importante per l’obiettivo più ambito da facilitare: la monetizzazione. Ma non l’unico.
Startup Sport Tech: numeri e distribuzione
Secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale nell’Industria dello Sport, nel mondo ci sono 1012 startup che si dedicano ad attività connesse al Digital Sport: 686 di queste vengono finanziate per un investimento complessivo pari a 4 miliardi di dollari. Questa cifra è indicativa di un forte impulso in questo settore: ogni aspetto dello sport business – dalle strategie di fan engagement, alle prestazioni dei giocatori, fino alla distribuzione dei contenuti e al ticketing – è destinato a essere rivoluzionato e trasformato dalle iniziative di queste nuove aziende.
Resta solo da capitalizzare con intelligenza una situazione nuova.
Il rapporto di IQUII Sport (dati aggiornati al 13 Luglio 2018) rivela che, in Italia, la regione con più startup attive è la Lombardia, col 30.61%, seguita da Lazio (16.32%) ed Emilia Romagna (14.28%), mentre il 2014 e il 2015, col 19.56%, risultano gli anni con la più alta percentuale di nuove nascite. Un valore che varia nel tempo, fino ad arrivare al 2.17% del 2018. Questa la distribuzione per attività:
il 26.08% offre soluzioni incentrate sulle performance atletiche;
il 10.86% lavora come marketplace;
l’8.69% si concentra sulla fan experience;
il 6.52% focalizza i suoi sforzi sulla match analysis;
il 4.34% ha scelto il segmento VR e AR;
il 4.34% si occupa di tracking;
il 4.34% è impegnata in studio e realizzazione di tech equipment;
il 34.78% si dedica ad altro.
Ecco, invece, la suddivisione per fondi ricevuti:
31.57%: 0-100K;
31.57%: 101-500K;
26.31%: 501K-1M;
10.52%: 1M+.
Più della metà delle aziende – il 70% – ha massimo 10 dipendenti, mentre il 12.50% ne ha tra 11 e 20. Il 7.50%, ancora, ha tra 21 e 30 impiegati, mentre il 5% è nel range 31-40. Il 2.50% è nella forbice 41-50 e il 2.50% ne ha più di 50. Tra loro, il 36.11% è partita con un capitale che non andava oltre i 10K, mentre solo il 2.77% ha iniziato con più di 500K.
“Se consideriamo la parte tecnica e atletica, le startup italiane non hanno nulla da invidiare a quelle internazionali, anche dal punto di vista tecnologico. Persiste ancora, tuttavia, un divario negli aspetti manageriali e industriali del settore sportivo: la gestione dell’esperienza degli utenti, della vendita dei biglietti e dei processi aziendali, ad esempio, avviene ancora in larga parte con modalità tradizionali. Ci sono dunque grandi opportunità per le startup in questi ambiti, ma prima le società sportive devono sviluppare la mentalità manageriale necessaria a comprendere e sfruttare la spinta innovativa del digitale” ha dichiarato Federico Iannella, Ricercatore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nell’Industria dello Sport.
Startup Sport Tech per la performance
In un’epoca in cui gli atleti hanno accesso a tecnologie sempre più sofisticate, e a tecniche di allenamento più avanzate che mai, lo sport si gioca con regole del tutto nuove. Se è vero che la sua essenza risiede ancora nel talento e nella capacità di lottare per migliorarsi, è anche vero che nelle competizioni questo non basta più. E non solo. La tecnologia, nel nostro mondo iperconnesso, è entrata a far parte della vita di tutti quelli che praticano uno sport, anche a livello amatoriale: l’uso dei dispositivi wearable, l’analisi dei dati, la possibilità di condividere sui social media le proprie performance, sono alla portata di tutti e hanno cambiato il modo in cui l’uomo comune si avvicina allo sport ‘praticato’. Non è dunque un caso che la maggior parte delle startup italiane offra soluzioni incentrate proprio sul miglioramento delle perfomance atletiche. Tra le tante, tre si sono distinte in modo particolare: Wearit, Math&Sport e CoRehab.
Premiata come migliore startup sport-tech del 2018 nel corso di Spin Accelerator Italy, Wearit è un’azienda padovana specializzata nella creazione di servizi e prodotti per l’industria dello sport. Il progetto presentato dalla startup è UPSKI: un sensore che – collegato allo scarpone da sciatore – permette di tracciare le sue prestazioni – dai tempi allo stile – e di analizzarle per stabilire il grado di preparazione atletica per capire come migliorarla. Quindi UPSKI, oltre ad essere una piattaforma di activity tracking, funziona come una sorta di coach virtuale.
Math&Sport è un’azienda nata da Moxoff – spinoff del Politecnico di Milano – che sviluppa strumenti per ottimizzare le performance degli atleti e le strategie di gara. La fondatrice dell’azienda, Maria Angonese, è un’appassionata di matematica e ha cercato di fondere questa sua passione con l’amore per lo sport. Le soluzioni proposte da Math&Sport uniscono la matematica e le statistiche a una serie di dati acquisiti attraverso una videocamera: le informazioni vengono estratte grazie a tecniche di machine learning che riescono a riprodurre il corpo dell’atleta per poi analizzarne ogni movimento. Lo scopo principale è quello di integrare il lavoro degli allenatori offrendo loro informazioni e suggerimenti con cui migliorare il gioco.
Su due piani si muove, invece, l’attività di CoRehab, startup trentina creata da David Tacconi e Roberto Tomasi: da un lato, c’è FMS – Functional Movement Screen – un software che fornisce informazioni in tempo reale sul livello di preparazione fisica dell’atleta, sulla base di test eseguiti con l’aiuto di 5 sensori; dall’altro, ci sono prodotti dedicati alla riabilitazione dopo un infortunio, come Back in Action, che serve a valutare le performance relativamente a equilibrio, agilità, forza e velocità dopo un intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore, o Riablo, in cui la fisioterapia diventa quasi un videogame grazie all’uso di sensori wearable.
Startup Sport Tech per la Fan Experience
La tecnologia ha cambiato anche, come dicevamo, il modo in cui i tifosi, i fan 4.0, guardano e vivono lo sport, rendendoli protagonisti attivi di una nuovissima fan experience. Gli appassionati di sport – i millennial prima di tutto – non solo chiedono un’esperienza più coinvolgente, ma si aspettano di recitare, all’interno della stessa, un ruolo da attori protagonisti e non da comprimari. Grazie ai social, e alla possibilità di condividere, è ormai normalità vedere fan che diventano canali di diffusione, oltre che produttori, di contenuti. Questo capita, soprattutto, quando le piccole squadre non hanno un punto riconosciuto ed ufficiale attraverso il quale parlare ai tifosi.
I clienti, il perno intorno al quale ruota tutto il meccanismo dello sport business.
GoalShouter, infatti, è un’app nata proprio per dar voce a fan e cronisti dilettanti, e consente di fare la diretta della squadra del cuore registrando la cronaca e condividendola sui social. L’app – ricca di contenuti grafici e report statistici – permette non solo di tracciare le azioni di gioco, ma anche di creare e personalizzare un proprio profilo social con cui interagire con altri utenti, che possono poi anche votare il migliore in campo. Il valore di un’app come GoalShouter diventa ancora maggiore se si tiene conto del fatto che per la maggior parte delle squadre delle categorie minori è difficile, se non impossibile, garantire un’adeguata copertura mediatica che consenta ai tifosi di restare aggiornati sui loro beniamini, soprattutto quando vanno in trasferta.
Community, quindi, e profilazione.
Un altro ottimo esempio di come la tecnologia possa migliorare la fan experience, e aumentare l’engagement, viene da Enjore – prolifica startup di Capurso – che lo scorso anno ha realizzato l’app ufficiale della Virtus Entella. I tifosi hanno accesso a classifiche, foto, video, calendari, statistiche e merchandising: l’app si è così trasformata in uno strumento di accesso diretto al club aumentando l’entusiasmo dei tifosi.
Startup Sport Tech e mobile
Il mobile è una delle più grandi industrie del pianeta: il numero totale di download di app per dispositivi mobili nel 2017 è stato di 178,1 miliardi di euro, e si prevede che cresca fino a 258,2 miliardi entro il 2022.
“WeFit è un punto d’incontro privilegiato, dedicato a tutti coloro che desiderano condividere la propria passione per il fitness e, più in generale, per lo sport, in ogni sua forma”. Così si presenta la startup, fondata nel 2016 da Matteo Merighi e da altri appassionati d sport. WeFit è una piattaforma software che mette in collegamento tra loro gli appassionati di fitness, permettendo di accedere a una serie di informazioni utili, come, ad esempio, attività sportive, palestre e istruttori nelle vicinanze, ma non solo: recensioni, offerte speciali, iscrizioni facilitate, il tutto in una sola app.
Dati, dati, dati. In un percorso a doppio senso.
Se c’è una passione che accomuna le esigenze dei club, i professionisti e gli sportivi da poltrona, infatti, è sicuramente la sete di dati. I fan prestano grande attenzione alle statistiche. Quanti gol ha segnato un giocatore in questa stagione? Qual è la percentuale di possesso palla in una partita? I fan prestano attenzione ai dati, ci discutono, ci scommettono su.
Allo stesso modo, allenatori e atleti hanno compreso da tempo che nell’utilizzo dei dati è nascosta la chiave per il miglioramento di performance e strategie. A questo punto non stupisce sapere che le applicazioni che si basano sulla fornitura e l’analisi delle statistiche sportive sono anche un mezzo infallibile per aumentare l’engagement e l’interattività dei fan.
Nata dal Ptr International Master Professional – il più alto grado raggiungibile da un Maestro di Tennis – Donato Campagnoli, Mass-Tech è una startup che sviluppa soluzioni per raccogliere dati in base alla visione e all’analisi di video di partite di tennis. Mass-Tech in particolare ha sviluppato ZLAM, una piattaforma hardware-software che offre “una visualizzazione migliorata dei dati sportivi per le partite di tennis grazie all’uso di tecnologie moderne come AI, computer vision, machine learning e AR/VR”. Lo scopo è quello di coinvolgere chi ruota intorno al tennis – giocatori, allenatori, spettatori dal vivo e a casa, scommettitori – dando loro accesso a informazioni intelligenti – fornendo un’analisi comportamentale e predittiva – sulle prestazioni sportive, in modo da rendere la loro esperienza più coinvolgente.
Da tempo, inoltre, l’intelligenza artificiale viene utilizzata oltreoceano per riempire gli stadi, quando le altre strategie di marketing falliscono. Il nome della tecnologia usata è dynamic price ticketing e i campi di applicazione sono tanti – cinema, compagnie aeree e ferroviarie – : tecnicamente parlando si tratta di vendere lo stesso prodotto a diverse fasce di prezzo a diversi gruppi di persone. Una strategia utilizzata dai team per incrementare le proprie entrate regolando il prezzo del biglietto dello stadio in base all’attrattiva percepita della partita. In Italia, gli alfieri di questa tecnologia sono i fondatori di DynamiTick – start-up milanese fondata nel 2016 – . Il sistema da loro elaborato, che analizza la domanda del mercato – e la combina con i risultati di vendita dei biglietti e con la propensione alla spesa dei clienti – è stato acquistato dalla squadra di pallacanestro di Serie A Auxilium Fiat Torino e proprio dalla squadra di calcio della Virtus Entella.
Perché la tecnologia, al servizio dello sport, sarà sempre più protagonista del business model, fondamentale per nuove abilitazioni, sia nel miglioramento delle prestazioni, che per la vita del tifoso.
E, lo dicono i dati, siamo in fase di startup.
N.B.
I dati presenti nell’infografica inserita in questo articolo si riferiscono alle startup da noi monitorate: Weeee, Wearit, Math&Sport, Corehab, Mass Tech, GoalShouter, Fightec, Triboom, Enjore, InjuryIndex, Noisefeed, SkillGo, LB9, DynamiTick, GolfRevolution, SpaceEXE, BeSport, Wesii, Golee, Nextwin, Sharewood, Sporteevo.pro, Mediasport Channel, WyScout, Snowfoot, Sport Guru, K-Bek, USA College Sport, Anomaly Action Sports, Bus For Fun, Ellerre Sport, Exclusive Sport Italy, Sport Science Lab, NK Group, Everywhere Sport, The Total Training, MyAgonism, Vivereinforma, Fitprime, WHIP LIVE, Widerun, 4storm, Appforsport, BeaBeacher, Beast Technologies, Brain srl, Datalytics, Eyeonplay, Mobygis, Moving Content, NewGProject, PostGol, Soccerbook, Sportanalisi, Sportilia, Squadmetrics srl, Up Coach, We4Sport, Wezii, Xmetrics, Yottacle, YouCoach , GlassUp, Settex, Fremslife, Zehus, Eyes Vision, Motoria Lab, Innaas, Le Sport.
Il lavoro di raccolta ed elaborazione dei dati non ha velleità di esaustività scientifica. Qualora ci fossero startup non prese in esame in questa analisi, e interessate ad un successivo monitoraggio, possono contattarci a info@iquii.com
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