Tel Aviv, la ‘Grande Mela’ del Medio Oriente: eccitante, divertente, cosmopolita, innovativa e indipendente. Questa affascinante città è, di fatto, la capitale economica di Israele, polo di attrazione per le menti più brillanti e creative del paese e del mondo. Un ecosistema vibrante in cui ho potuto immergermi, con grandissima ammirazione, nel corso dell’evento Colosseum Sports Tech Summit 2018, tenutosi dal 24 al 26 luglio. In questi giorni si è aperto, ai miei occhi, uno scenario segnato dalle traiettorie di una crescita assoluta dal punto di vista dello Sport Tech, e, pensandoci bene, non c’è da meravigliarsene.
Israele è il Paese dell’innovazione.
Il governo investe il 4,3% del PIL nella Ricerca e nello Sviluppo, e, sul territorio, ci sono 19 incubatori tecnologici, da cui nascono circa 80 società all’anno. Ma, soprattutto, ci sono le startup: 6.000 in totale, in un contesto che è 15 volte più piccolo dell’Italia. Un vero miracolo che un Paese giovane, con una guerra in corso, produca più startup rispetto a nazioni molto più grandi come Giappone, Cina, Canada e Regno Unito. Non è un caso, infatti, che Israele sia conosciuto come la Startup Nation.
In questa poliedrica realtà, il Colosseum Sports Tech è un International Innovation Center, una piattaforma nata con lo scopo di mettere in contatto le startup tecnologiche sportive nazionali con l’industria internazionale dello sport professionale, e con gli investitori, per mettere la tecnologia sportiva israeliana tra le grandi del mondo, entro il 2020. General Partner e forza motrice di Colosseum è l’imprenditore, ed ex-arbitro, Oren Simanian, che da tempo ha sviluppato un interesse per la tecnologia applicata allo sport, nel corso della sua carriera, ed è già noto per aver dato vita a numerosi progetti di innovazione in Israele negli ultimi dieci anni, oltre ad aver rappresentato la piattaforma di crowdfunding di Indiegogo, nella nazione, e ad aver fondato il Centro per l’imprenditorialità di StarTau presso l’Università di Tel Aviv.
Colosseum Sports 2018: Media & Broadcasting
L’industria dei media è nel bel mezzo di una rivoluzione: gli equilibri si spostano ed è necessario riorganizzarsi per intercettare ed intrattenere nuovi target. Dunque, non più broadcaster ‘inflessibili’, che spingono o ‘impongono’ contenuti selezionati agli spettatori perché possano guardarli in orari programmati su un televisore. Gli spettatori sono, ora, sempre più esigenti e consapevoli, sia in fatto di contenuti, soprattutto di quelli video, che per i modi e per i tempi in cui fruirne. Marco Maddaloni – Former Director of Digital Media di ESPN International -, ha giustamente osservato che i broadcaster tradizionali si devono adattare ai cambiamenti, al digitale, ai social.
Ma, secondo Noam Bergelson – Sports & Media Executive – la domanda più importante, attualmente, a cui il mondo dei media deve dare una risposta è: come soddisfare la fame dei tifosi, che vogliono sempre più contenuti di valore e che vogliono vedere tutto da ogni angolo, rivedendo gli ‘highlights’ ogni volta che vogliono e ovunque? Il video, ancora una volta, è la chiave di tutto.
Stiamo sperimentando un cambiamento radicale nel modo in cui questo tipo di format viene ricercato, prodotto, distribuito e consumato, soprattutto per la personalizzazione e per l’uso dell’intelligenza artificiale.
Daniel Shichman – Co-Founder e CEO di WSC Sports Technologies – ha spiegato come ‘highlights’ personalizzati, per i tifosi che vedono le partite in tv, possano essere creati grazie a delle tecnologie video per gli eventi sportivi – basate su AI e Machine-Learning – che analizzano le trasmissioni sportive in tempo reale, identificando ogni atleta e generando ‘highlights’ personalizzati per ogni giocatore, squadra e azione, per poi essere in grado di rispondere a qualsiasi richiesta immaginabile da parte dell’utente. In questo modo, dalle trasmissioni, vengono estratti sempre nuovi contenuti, generando nuovo valore che possa rispondere alle diverse esigenze – emittenti, federazioni, campionati, team, sponsor e marchi – mentre, contemporaneamente, vengono stimolati l’engagement e l’interazione dei fan.
Quindi, la domanda da porsi, non è tanto sulle modalità della digital transformation, ma su come i broadcaster risponderanno al cambiamento, sfruttando le opportunità offerte dal video digitale. Per esempio, nuove figure stanno entrando nel mercato, catturando l’immaginazione dei consumatori, ponendoli al centro dell’esperienza e dando loro la possibilità di entrare a far parte del processo di comunicazione, diventando broadcaster a propria volta.
È Alon Weber – CEO di Pixellot – a spiegarlo: la serie Pixellot S propone una soluzione per la produzione di video a basso costo, alta qualità e completamente automatizzata. La cosa interessante è che consente ai fan non solo di visualizzare i video, ma anche di selezionarli, modificarli e condividere i propri ‘highlights’ e altre clip personalizzate sui social.
Colosseum Sports 2018: Smart Stadium & Organization
Nel corso del panel moderato da Maureen Flores – Leader in Innovation, Sports per il giornale O Globo – e dedicato al tema Smart Stadium and Organization, Gaby Kaminski – CEO di UDOBU – ha sottolineato un importante cambiamento di mentalità: non si parla di connected stadium ma di connected league. L’esempio più calzante è sicuramente quello spagnolo, con club come Barcellona, Real Madrid e Atletico che stanno facendo molti passi avanti investendo budget considerevoli per lo sviluppo tecnologico a 360°, proprio perché ne hanno capito l’importanza in termini di progresso e opportunità di monetizzazione.
Gli impianti sportivi si stanno trasformando negli ambienti tecnologicamente più avanzati sulla Terra.
Non tutti, è vero, ma il cambiamento è iniziato e sicuramente non si fermerà. L’obiettivo principale è quello di aggiornare i servizi offerti – soprattutto in relazione a connettività avanzate Bluetooth e Wi-Fi – per tenerli al passo con quelli basati su app e che mantengono alto l’interesse e l’interazione dei fan. Sulla necessità di infrastrutture adeguate si è espresso Ofir Bar Levav – VP Ventures, Johnson Controls Open Innovation, affermando che “in uno stadio, 50.000 persone postano contenuti contemporaneamente, occorrono connessioni veloci, senza questo importante presupposto non è possibile la trasformazione in smart stadium.” Enosh Cassel – CEO di Dynami-cam – ha aggiunto che gli smart stadium – entro l’arco dei prossimi 5 anni – saranno degli ottimi e funzionali raccoglitori di dati, collezionati in modo più preciso e utilizzabili per strategie mirate. Cassel ha anche rilevato la poca lungimiranza di molte squadre che si rifiutano di avere un CRM.
Grandi eSport Stadium, inoltre, sono nei progetti di molti – dal Texas, alla Cina, fino a Dubai – ma il business è pronto all’avanzata degli eSports? Una domanda importante a cui Ofir Frank – CTO di Maccabi TLV Basketball – risponde riflettendo sul fatto che – pur non potendo assimilare i ‘games’ a eventi sportivi canonici – gli stadi sono, in effetti, sempre più pieni: questa consapevolezza, di conseguenza, obbliga a pensare a questi stadi proprio come quelli normali, creando, anche in questi casi, l’esigenza di smart stadium. Anzi, – sottolinea Oferi Bar Levav – il pubblico degli eSport è tecnologicamente ancora più avanzato rispetto a quello tradizionale, più esigente, quindi bisogna lavorare seriamente sul tema. Anche qui, i club, sviluppando strutture funzionali alle diverse tipologie di eventi, possono aumentare le proprie fonti di fatturato.
Colosseum Sports 2018: Athlete Development
È Tomer Seker – Head of Strategic Planning and Innovation di Elite Sport Department ad aprire il dibattito sull’evoluzione degli atleti e del loro allenamento. “In Israele, la nostra filosofia dello sport è imperniata sullo studio e sull’apprendimento”. Una cultura costruita osservando in modo propositivo altri modelli: “Tre anni fa, abbiamo iniziato a studiare e fare comparazioni con l’estero, per capire dove migliorare. L’obiettivo è quello di creare una sport tech industry che possa competere con quella degli altri Paesi.”
La tecnologia evolve nel tempo e così fa lo sport: gli atleti moderni sono più veloci e più forti di quanto non siano mai stati, le tecniche di allenamento e la possibilità di recuperare – come prevenire – gli infortuni, non hanno mai raggiunto la qualità e la precisione moderne. Tutto sta nel tempo, nella prontezza con cui si cammina al passo con questa doppia evoluzione in corso. Come ha dichiarato Seker, “se un atleta riesce a utilizzare tecnologie prima degli altri, ha un vantaggio competitivo che, per quanto minimo possa essere, potrebbe significare la differenza tra l’arrivare alle olimpiadi di Tokyo o no, per esempio.”
Adir Shiffman – Presidente esecutivo di Catapult Group International – parlando di wearable e di tecnologie legate all’attività, ha osservato che “la tecnologia diventa incredibile quando oltre ai dati statistici – come i gol segnati – ti può dire quanto sei stanco dopo una partita, che qualità hai, quali skill, così da dare all’allenatore la possibilità di schierare la miglior formazione possibile per il match.”
Un legame, quello tra player e tecnologia, che ci conferma la qualità della visione e del lavoro che stiamo sviluppando in IQUII Sport.
Colosseum Sports 2018: Sports Financing e innovazione
Il quarto panel si è aperto con una bella considerazione di Nacho Martinez-Trujillo – Former Managing Director, Innovation & Media de La Liga – : “lo sport è passione più di ogni altro business, tutto quello che si progetta bisogna farlo tenendo in considerazione delle persone, perché rappresenta il modo migliore per aggregare, per unire.”
Da qui la necessità di rinnovare lo sport secondo un punto di vista diverso, quello del fan, perché “bisogna capire di nuovo lo sport, va reinterpretato. Il real time, per esempio, andrà considerato sempre di più perché, oggi, la gente vuole contenuti immediati. Ci sono milioni di persone che attendono soluzioni e questi milioni di persone sono opportunità di business a cui dobbiamo dare delle risposte. Dobbiamo connettere le persone e lo sport ci riesce più della religione.” ha continuato Martinez-Trujillo.
Innovare, quindi, innovare per connettere persone, grazie alla tecnologia e lo sport: è questa la chiave, il motore nuovo della sport industry. E, l’innovazione, è proprio il perno attorno al quale è basata la strategia del Barcellona, tema caldo dell’intervento – prima del panel conclusivo – dal titolo “Strategy and Innovation as the Drivers of the Sports Industry”.
“I Can. So I Have To” – Posso. Quindi devo – è questa l’iconica frase che riassume la filosofia blaugrana secondo Aitor Jimenez Villar – Head of Strategic Information di FC Barcelona – : 300 milioni di social media fan, 99mila posti venduti a partita in casa, 145mila membri. Lo sviluppo innovativo del Barcellona si basa su 5 pillar.
Salute e benessere: dalla genetica alla nutrizione;
Prestazioni sportive: tracking system outdoor e indoor, positional data;
Fan Engagement: nuove esperienze, realtà virtuale, realtà aumentata e mixed reality;
Strutture intelligenti: smart city e connected devices;
Impatto sociale: social inclusion, fundraising e foundation.
E ha come obiettivi:
creare valore attraverso nuovi prodotti, servizi ed esperienze;
promuovere l’innovazione attraverso il club e gli azionisti;
dare impulso a progetti strategici concentrandosi sul 2021.
La dimensione globale dello sport – e di molte squadre – rende necessario avvicinare al gioco fan che sono geograficamente molto lontani. Ariel Galinsky – di Texel – ha dichiarato che la soluzione, ma anche la più grande sfida, è quella di far in modo che le squadre possano vendere posti virtuali così che tutti possano godere della vista della partita dallo stadio, sia che ci si trovi a Tel Aviv, sia che si viva a Tokyo. La nuova frontiera della Virtual Reality è il real time.
Colosseum Sports 2018: Fan Engagement & Community Management
Nell’era digitale, il Fan 4.0 non si accontenta di stare ai margini: vuole interagire, commentare, condividere e avere il pieno controllo dell’esperienza che vive e dei contenuti che fruisce. Ci è piaciuto ritrovare un po’ della nostra idea nelle parole di Aviram Sharon – Co-Founder di Inthegame – che ha aperto il panel conclusivo: “Il fan vuole essere parte dell’azione, vederla da ogni angolazione, sentirsi a bordo campo. Quando la partita finisce, però, finisce l’engagement. Ciò non succede se le squadre iniziano a spostare l’attenzione e i contenuti su altri touchpoint come i social o Twitch.”
“Ma come fare a coinvolgere tutti i fan sparsi per il mondo, come quelli che sono, ad esempio, in Cina?” si chiede Ronen Artman, Vice President Marketing di Live U: ancora una volta la risposta è in un modello migliore e ben collaudato da seguire. In questo caso, è quello offerto dalla NBA, che ha cercato di acquisire visibilità in Cina per avvicinare nuovi fan al basket americano, andando direttamente sul campo. Per questo motivo, i Philadelphia 76ers e i Dallas Mavericks giocheranno alcune partite, il prossimo ottobre, nel corso di quelli che sono stati battezzati come China Games e che vedranno anche numerose iniziative in cui i fan verranno coinvolti a partecipare direttamente.
L’ultimo intervento del panel ha portato di nuovo l’attenzione sugli eSport, con Marcus Eguillor, campione mondiale eSport per Fifa. Il campione madrileno ha sottolineato che non è importante soffermarsi sul perché gli eSport abbiano raggiunto un tale rilievo o se siano, di fatto, degli sport a tutti gli effetti. Per quanto si possa discutere su tali questioni, la cosa più importante è che esista il pubblico: 107milioni di fan, perlopiù millennial, ma non solo. I guadagni non arrivano certo dai più giovani, e il settore degli eSport si apre a nuovi investimenti. Eguillor stesso ha fondato Mad Lions – un’organizzazione eSport che ha squadre in League of Legends e Clash Royale – e di cui fanno parte grandi squadre come Real Madrid, Manchester United, Paris Saint-Germain, Barcellona, e Bayern. Il suo prossimo progetto prevede la costruzione di una eSport arena a Tel Aviv.
Colosseum Sports 2018: le Startup israeliane
Non potrei concludere il resoconto di questa straordinaria giornata senza parlare dell’incontro con le startup, prima e dopo gli interventi. Nominarle tutte sarebbe impossibile, per cui mi limito a segnalare solo alcune delle tante interessanti realtà con cui ho avuto il piacere di interagire:
DynamiCam: offre un nuovo modo di vedere e riprendere lo sport con una tecnologia che permette di creare video aerei – grazie a una telecamera dotata di giroscopio – e con un innovativo sistema di videocamere a cavo con movimento 3D.
FanPassTick: propone interessanti dinamiche di dynamic pricing, re-selling e automatic discount per arrivare a vendere tutti i biglietti disponibili.
Fans League: il fandom diventa sport in una competizione mobile avvincente e divertente, oltre che fonte di preziosi dati.
Griiip: una piattaforma che sfrutta i dati per creare la prima auto da corsa intelligente connessa, per offrire contenuti avanzati sia ai fan che ai piloti.
InSoundz: offre contenuti nuovi attraverso la dimensione del suono, creando un’esperienza audio a 360°. Grazie ad una tecnologia in grado di identificare il più lieve suono, lo spettatore può sentire – e percepire insieme alla visione – un giocatore di baseball che scivola sul piatto della base o godere di un’esperienza VR con un suono 3D adattivo che reagisce al punto di vista dell’utente.
Inthegame: è un’estensione per Twitch e YouTube che consente a chi gioca di essere seguito in modo attivo dai suoi fan. Gli spettatori possono fare previsioni su incidenti specifici all’interno del gioco, guadagnando monete, oppure possono interagire con il player e con gli altri spettatori inviando messaggi.
L’evento di Tel Aviv, quindi, è stato una preziosa possibilità di networking e ha consentito alle organizzazioni e ai team di venire in contatto con realtà internazionali, conoscere le ultime tendenze e aprirsi alla possibilità di inglobarle e svilupparle nelle loro attività attuali. Il Summit ha dato il benvenuto a oltre 350 ospiti: erano presenti organizzazioni sportive internazionali come NFL e ESPN, mentre esperti e sportivi si sono alternati in una serie entusiasmante di interventi e discussioni. Alla cerimonia di apertura – tenutasi alla Borsa di Tel Aviv – hanno partecipato oltre 150 sportivi, aziende startup del settore, investitori e rappresentanti internazionali di gruppi sportivi e associazioni, nonché partecipanti dell’ecosistema dello sport provenienti da 15 nazioni di tutto il mondo.
Il futuro della tecnologia sportiva, insomma, dell’intero pianeta, parte dalla Start-Up Nation.
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