Siamo con Conor O’Shea, Commissario Tecnico della Nazionale Italiana di Rugby. Seguiamo e partecipiamo alle attività della FIR e gli abbiamo chiesto, quindi, quest’intervista per parlarci del proprio lavoro e di come si evolve in funzione della tecnologia applicata al coaching. I nuovi strumenti, infatti, giocano un ruolo sempre più importante nello sport, e nel rugby in particolare, per la ricerca del vantaggio competitivo e per ottimizzare l’allenamento e la gestione dei giocatori, sia a livello individuale che collettivo.
Salve Coach, prima di tutto grazie per aver accettato di rilasciarci questa intervista. Nello scenario attuale, che evidenzia lo SportTech come nuova tendenza, nasce Sport Thinking, il Brand Magazine di IQUII Sport, che ha l’obiettivo di rappresentare, attraverso una nuova vision, un punto di osservazione ed approfondimento sull’innovazione in ambito Sport Business, sul cambiamento in atto e sulle nuove dinamiche del settore. Lei è stato giocatore, prima di diventare allenatore. Come è cambiato il rugby, rispetto a quando ha iniziato la sua carriera?
“Il gioco è cambiato moltissimo: più fisico, più tecnico, più veloce, più ricco, con necessità di analisi e comprensione maggiori da parte di tutti, tecnici e giocatori. Inevitabilmente, questo ha comportato un incremento nell’utilizzo della tecnologia applicata al rugby, ed alla percezione che di essa hanno le varie componenti del gioco stesso.”
Cosa significa allenare, ad alti livelli, nell’era dello SportTech? Quali sono le figure professionali di cui si compone il suo staff?
“Oggi, lo staff tecnico dell’Italia si compone, oltre al sottoscritto, di un Team Manager, tre assistenti allenatori per i vari reparti e skill, un responsabile della performance ed un preparatore atletico, due videoanalyst, un medico, un osteopata, un fisioterapista, due professionisti della comunicazione, da due a tre responsabili della logistica. Oltre a questo, abbiamo figure esterne alle quali ci appoggiamo per consulenze di varia natura. In particolare, nell’ambito della formazione e della tecnologia applicata alla performance. In ordine sparso penso a Discovery Insights, Wattbike, K-Sport, Force Deck e, ovviamente, IQUII che ha sviluppato la nostra piattaforma di gestione dei giocatori.”
La tecnologia porta cambiamento, e innovazione, anche nel coaching. Quali sono gli strumenti di cui si avvale la Federazione Italiana Rugby per migliorare le performance della nazionale?
“Ci sono vari ambiti di intervento della tecnologia nello sviluppo della performance. Pete Atkinson, che da circa un anno è responsabile della prestazione e della preparazione, ama definire la nostra visione come ‘sniper rifle’, quindi specificità nella gestione e nello sviluppo di ogni singolo atleta. La tecnologia, in questo caso, ha un ruolo rilevante: penso alla collaborazione con Wattbike, ad esempio, che ci permette di mantenere alto il livello di fitness nella fase di recupero post partita, anche per quei giocatori che, per la loro storia clinica, avrebbero scarso beneficio da sedute di fitness sul campo. Stiamo lavorando a stretto contatto con K-Sport, per sviluppare protocolli GPS specifici per il monitoraggio in allenamento ed in gara dei giocatori, e, con IQUII, è stata creata una piattaforma online per verificare sulla base di vari parametri lo stato di forma degli atleti. Tutti gli allenamenti, inoltre, sono ripresi con il drone. Sicuramente la tecnologia, oggi, ha un ruolo importante nel nostro lavoro, in Italia come altrove.”
In che modo, nello specifico, si evolvono l’allenamento individuale e quello collettivo? Con quali ‘mezzi’?
“I mezzi di cui si avvalgono gli atleti non sono molto diversi da quelli dei miei tempi, in termini di allenamento collettivo. I materiali sono certamente migliori, ma sul campo gli strumenti non sono cambiati molto. Certo, le macchine da mischia sono più tecnologiche, sono stati introdotti i GPS, i palloni sono più veloci e leggeri. A livello individuale, invece, gli strumenti a disposizione dei giocatori si sono moltiplicati, sia in campo, che in palestra, che nel recupero: noi ci immergevamo in vasche di ghiaccio, oggi abbiamo una criosauna portatile installata su un furgone, i giocatori possiedono macchine per la crioterapia e la pressoterapia portatili, elettrostimolatori wi-fi, ogni genere di strumento per lo stretching attivo e passivo.”
I dati rappresentano un elemento centrale dello sport 4.0: di quali piattaforme si avvale la vostra struttura organizzativa? In che modo archiviate, analizzate e sfruttate i dati, e le informazioni acquisite, per migliorare le prestazioni?
“Oggi utilizziamo in larga parte la dashboard online sviluppata da IQUII per monitorare i giocatori e seguire il loro percorso di sviluppo. Dati inerenti l’evoluzione della percentuale di grasso corporeo, la storia clinica, il minutaggio, contribuiscono ad offrirci un colpo d’occhio generale dell’atleta che può avere un ruolo dirimente nel processo di selezione.”
Ringraziamo Conor O’Shea per il suo prezioso contributo. Continueremo a seguire il suo lavoro, e quello del proprio staff, alla guida della Nazionale Italiana di Rugby.
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