Coaching, Loyalty ed Entertainment: l’Intelligenza Artificiale per lo Sport 4.0 e l’esperienza totale

intelligenza artificiale e sport 4.0

Se c’è un lavoro in cui l’uomo può essere sostituito dalla tecnologia, prima o poi verrà sostituito. Un concetto scomodo, per qualcuno, una promessa ricca di possibilità, per molti. Nei fatti, l’Intelligenza Artificiale è una realtà operante per molti marketer e si è già ritagliata uno spazio rilevante nelle nuove prospettive dello sport business 4.0: il 2017 ha portato grande attenzione sull’AI.

Formalmente, l’Intelligenza Artificiale raggruppa tutte quelle risorse informatiche che consentono di sviluppare tecnologie in grado di imitare comportamenti umani intelligenti. Il riconoscimento vocale, la traduzione di lingue, l’analisi visiva, il processo decisionale, sono tutte applicazioni dell’AI. Contrariamente a quanto si crede, lo scopo principale dell’intelligenza artificiale non è quello di costruire la copia carbone di una mente umana, ma quello di migliorare gli strumenti già in uso e di implementarne altri che riescano a risolvere problemi e a ottimizzare diversi tipi di lavoro.

Un software dotato di Intelligenza Artificiale è capace di apprendere, di ottimizzare e di elaborare le possibili soluzioni – rispetto a come raggiungere gli obiettivi che gli vengono posti – sia sotto forma di dati che in forme di linguaggio più complesse.

Intelligenza Artificiale e Sport 4.0

L’uso dell’intelligenza artificiale per lavori semplici non è una novità ma, la vera innovazione dell’ultimo anno, è stata l’evoluzione della tecnologia che si è accompagnata, di pari passo, alla diffusione della AI in molti campi: musica, social media, shopping online, design, ad esempio. Forse, la più grande sorpresa, è stata la scoperta del suo potenziale creativo: la grande mole di dati a disposizione consente, ai software di Artificial Intelligence di ultima generazione, di andare oltre nella loro imitazione dell’intelligenza umana, fino ad arrivare alla vera e propria creazione. Più l’intelligenza artificiale sarà specializzata, quindi, più potrà soddisfare le esigenze specifiche dei diversi brand: secondo molti esperti, questi software, in pochi anni saranno in grado di creare e monitorare le campagne di marketing da soli e persino di gestire brand identity e brand experience.

E, se c’è un mercato in forte crescita, il cui destino è legato a filo doppio alle evoluzioni della tecnologia, quello è sicuramente lo sport business, che ha identificato, nella AI, nuovi codici di sblocco per due dei suoi obiettivi più importanti: aumentare il fan engagement e migliorare l’athlete performance. Per questo motivo, nello sport management 4.0, l’intelligenza artificiale ha esordito in grande stile e in numerose applicazioni.

Computer vision deep learning: i software AI riescono a seguire e catturare anche i movimenti più rapidi, sono in grado di analizzarli e fare delle previsioni. Questo è importante non solo per giocatori e per allenatori, ma anche nelle competizioni dove regna l’alta velocità, come quelle automobilistiche: nella NASCAR, per dirne una, vengono usati congegni in grado di diagnosticare – in base alle immagini – se un’auto sta per subire un guasto pericoloso.

Chatbot: assistenti virtuali che ‘conversano’ con i fan 4.0, fornendo loro informazioni personalizzate in tempo reale.

Ticketing Intelligente: una tecnologia che consente agli utenti di cambiare i biglietti di partita in partita a seconda dei loro interessi, ad esempio permettendo ai supporter di spostarsi in una zona dove il tifo è più intenso.

Automated Journalism,  per contenuti automatizzati.

Coaching: l’intelligenza artificiale ha cambiato drasticamente il modo di intendere la vecchia arte dell’allenamento.

Sicurezza e previsione degli infortuni: l’analisi dei dati – forniti dai dispositivi indossati dagli atleti – consente ai software AI di valutare il rischio di infortuni con l’obiettivo di prevederli, portando grande vantaggio non solo per la salute dell’atleta, ma anche nelle decisioni sulle strategie di gioco.

Wearable: dai sensori in grado di suggerire programmi di allenamento personalizzati, ai personal trainer virtuali, sono sempre più numerosi i dispositivi indossabili che sfruttano l’intelligenza artificiale.

App intelligenti: applicazioni che decidono quale dieta si adatta meglio ai propri bisogni o che tengono d’occhio lo stato di salute, altre che fanno da motivatori o che indicano i punti deboli secondo il proprio DNA. Le vie del fitness intelligente, sembrano infinite.

Tra tutte queste applicazioni, in ogni caso, tre sembrano essere quelle attualmente più evolute e potenzialmente più interessanti.

Intelligenza Artificiale e Coaching

I software sono in grado di analizzare e guardare sempre più attentamente nel dettaglio le azioni di gioco, in una maniera così capillare e precisa da rendersi ineguagliabile per qualsiasi essere umano. Possono tracciare i giocatori e ricavarne metriche interessanti: stimare, per esempio, in pochi millesimi di secondo, l’efficacia di ogni passaggio e valutarlo secondo diversi punti di vista, valutando il margine tra il rischio che si correrebbe effettuandolo, o l’eventuale successo, in relazione alla strategia di gioco nella sua completezza.

Un gate sul futuro. Una nuova visione di gioco.

Riescono, inoltre, anche ad analizzare la posizione di ogni giocatore in campo, avversari compresi: per questo motivo, nelle predizioni sui passaggi, è incluso persino il grado di pressing che sarà attuato. Questi software, quindi, possono dare indicazioni strategiche su quali giocatori far scendere in campo e su quali tattiche di gioco scegliere contro un determinato avversario.

Attualmente – e sicuramente sarà così ancor di più in futuro – non è possibile pensare al coaching senza considerare anche l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati: per un coach 4.0, ignorare queste possibilità, potrebbe essere imperdonabile, sportivamente parlando, se solo si prendono in esame le conoscenze di cui potrebbe essere in possesso l’avversario, con informazioni che rappresenterebbero quantità di opzioni e possibilità strategiche molto più elevate, proprio in un contesto nel quale la strategia può fare la differenza.

L’intelligenza artificiale, inoltre, è un aiuto importante anche per i giocatori: l’analisi delle partite può portare a individuare lacune su cui lavorare per migliorare le prestazioni, e, l’attenta osservazione del gioco, può perfezionare la capacità decisionale di reazione, soprattutto sotto pressione: i software, infatti, sono in grado di mostrare agli atleti come avrebbero potuto agire in una determinata azione, analizzando il ventaglio di possibilità a propria disposizione.

Intelligenza Artificiale, Chatbot e Social Media Marketing 4.0

“L’intelligenza artificiale potrebbe diventare la versione definitiva di Google. L’ultimo motore di ricerca con una comprensione totale del web. In grado di capire esattamente quello che vuoi e di darti la risposta giusta. Non ci siamo ancora arrivati, tuttavia, ci stiamo avvicinando sempre di più ed è fondamentalmente quello a cui lavoriamo”. (Larry Page, Co-Founder di Google)

L’Instant Messaging è l’elemento chiave che connette miliardi di utenti via internet: le migliori app di messaggistica per smartphone contano centinaia di milioni di download. Lo sport manager 4.0 ha puntato, e molto di più, probabilmente, dovrà puntare, sulla messaggistica istantanea come soluzione per interagire con i fan, su un livello più personale e meno generico, soprattutto attraverso i chatbot e gli assistenti virtuali.

I tifosi rappresentano un pubblico particolarmente vivace, esigente, e quando sono sulle pagine social o sui siti delle loro squadre del cuore, chiedono e si aspettano sempre maggiore interazione e partecipazione, durante i momenti di contatto. In un certo senso, offrono alle aziende sportive la grande opportunità di stringere e saldare il rapporto di fiducia: è facile capire come l’esigenza di personalizzare l’interazione non possa essere soddisfatta da un profilo social o da news generiche pubblicate a scadenze stabilite. Così come è semplice comprendere i costi delle strutture e delle risorse necessarie.

Che non vanno sostituite, sia chiaro, ma che possono essere integrate con automazioni in grado di generare, al contempo, nuovi spazi da monetizzare in funzione dei sostenitori e del loro tempo. Ovvero quello che, in quei canali, decideranno di spendere.

È per questo che i chatbot si stanno diffondendo rapidamente all’interno delle sport community, essendo in grado di fornire, in un ambiente interattivo, un tono personale e coinvolgente al ‘dialogo’, con due vantaggi essenziali:

la riduzione dei costi perché, dopo un investimento iniziale, i software saranno adibiti al primo livello di interazione e alle domande ricorrenti, consentendo lo spostamento dello staff sulle attività più creative e motivanti;

sono capaci di apprendere da ogni interazione e tutto quello che imparano viene utilizzato nei successivi approcci.

Durante le scorse finali della NBA, citando un caso concreto, i chatbot hanno fornito informazioni a richiesta su disparati argomenti, come le migliori azioni, le grandi partite, i momenti salienti, i riassunti, i dati su un determinato giocatore. A detta di molti supporter è stato come dialogare con un amico dalla conoscenza enciclopedica. Ci sono molti modi in cui i chatbot possono essere usati per il fan engagement: aiutandoli e fornendo risposte precise ed esaustive alle loro domande riguardo agli eventi in programma, ad esempio, o alle successive partite – compresi i prezzi e le disponibilità dei biglietti – o ancora con messaggi pianificati. I chatbot saranno elementi chiave nelle future strategie di marketing e di social media marketing di successo, perché aiuteranno i brand a offrire ai fan un’esperienza migliore. Riescono, infatti – grazie ai dati assimilati – a identificare quali sono gli argomenti di maggiore interesse tra i tifosi e ad utilizzarli in modo da aumentarne il coinvolgimento. A differenza dei procedimenti umani, le decisioni prese da questi assistenti virtuali possono essere più rapide e precise, oltre ad avere il pregio di essere disponibili in qualsiasi momento del giorno, moltiplicando così la capacità del club di essere sempre connesso con i fan, ma anche la sua visibilità e quella del suo messaggio.

Intelligenza Artificiale e Automated Journalism: l’evoluzione dello Sport Brand Journalism

“Il futuro dell’automazione sarà collaborativo, avremo macchine e persone che lavorano insieme in un modo molto colloquiale.” (Alexis Llyod, Creative Director NY R & D Lab)

Per qualcuno potrebbe sembrare argomento di un racconto sci-fi, ma l’intelligenza artificiale che si sostituisce ai giornalisti in carne e ossa è già una realtà: il New York Times, il Washington Post e altre importanti testate editoriali, usano algoritmi elaborati su cui vengono basati articoli di vario genere. Forbes, ad esempio, utilizza una piattaforma di intelligenza artificiale per scrivere articoli basati su dati ricavati da pezzi già scritti e da dati pubblicati. Il Los Angeles Times produce, da anni, brevi report, quasi in tempo reale, basati sui dati riguardo i terremoti, in continuo aggiornamento. Perché l’automated journalism? Presto detto:

risparmiare ai giornalisti la parte ripetitiva e noiosa del lavoro, consentendo loro di dedicarsi a quella più importante;

eliminare il margine di errore umano e massimizzare l’efficienza;

analizzare i dati e metterli in relazione come un essere umano;

fare previsioni sulle analisi elaborate;

combattere o, perlomeno arginare, la diffusione di fake news con il costante riferimento – in un determinato contesto – a informazioni controllate.

Il giornalismo sportivo, naturalmente, non ha fatto eccezione: lo sport è sicuramente adatto per questo tipo di giornalismo, visto che molti contenuti si basano su statistiche e risultati in numeri. Una moltitudine di dati che può essere sfruttata come struttura di base sulla quale organizzare, in maniera semplice, gli articoli generati dai software.

Esempi?

Basta ricordare la copertura a tappeto delle Olimpiadi di Rio nel 2016, o gli articoli pubblicati da Yahoo, fino alla Minor League Baseball che si serve di una piattaforma in grado di seguire 13 campionati e 142 team affiliati.

Cosa può portare, ciò, in termini commerciali? Abbattimento dei costi, aumento del numero di contenuti prodotti, portata maggiore, aumento delle opportunità di visibilità e, come sottolineiamo spesso, degli spazi da rivendere. Nell’era in cui le aziende sportive anticipano i tempi e diventano media company, queste dinamiche rappresentano una possibilità per la sport industry 4.0, così come per i media per definizione.

Per lavorare sulla quantità, senza perdere risorse e tempo da dedicare alla qualità.

In funzione dei fan, della loro richiesta sempre maggiore di ‘connessione’, e di una costante interazione, che la tecnologia può ricreare su un livello intimo e personale grazie ad una profilazione totale. Per loyalty ed engagement, sfruttando nuove logiche di informazione ed entertainment.

I nuovi goal dell’Intelligenza Artificiale nella partita dell’esperienza totale.

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