Lavoriamo quotidianamente per raccontare, su Sport Thinking, le evoluzioni della Sport Industry. Così come, concretamente, IQUII Sport è al fianco delle aziende sportive, dalla strategia all’operatività, per migliorare esperienze e performance, in funzione di obiettivi e risultati concreti.
Analizziamo dati, redigiamo business plan, elaboriamo piani di lavoro, creiamo e diffondiamo contenuti grazie ai quali ottenere altri dati per affinare attività e processi che aiutino i nostri clienti in funzione dei propri goal. Ci confrontiamo giorno per giorno, quindi, con realtà importanti, che fanno parte di un ecosistema, quello sportivo, che rappresenta al meglio le evoluzioni dell’epoca che viviamo.
Ma a che punto siamo, in Italia?In che modo, il nostro Paese, sta assecondando le esigenze dei supporter, dei fan, il vero centro di ogni strategia, come scriviamo spesso, in nome del coinvolgimento e della loro attenzione? Abbiamo provato ad immaginare cosa potrebbe pensare un giovane tifoso della nuova generazione, figlio a propria volta di un papà tifoso che lo cresce insegnandogli i valori e le cose importanti della vita, tra le quali la passione per la squadra del cuore, sì, ma soprattutto per lo sport in relazione a tutto ciò che rappresenta. Ed essendo prossimi alle festività natalizie, ci siamo chiesti cosa scriverebbe un ragazzo di questa era, spartiacque tra l’analogico e il digitale, in una lettera indirizzata a Babbo Natale.Noi l’abbiamo pensata così:
“Caro Babbo Natale,
vabbè, non prendiamoci in giro, ho 15 anni e lo so che non esisti. O meglio, so che sei nei desideri e nei pensieri di ogni bambino, ma, alla mia età, ho capito da un po’ da dove arrivano i regali sotto l’albero. Proprio per questo, è da qualche anno che non ti scrivo. Però, visto che non saprei a chi indirizzare le richieste che sto per fare, mi sono detto di provare, anche solo per poterle raccontare. Chissà, magari arrivano dove devono arrivare.
In passato ha funzionato.
Tu lo sai, sono un giovane tifoso. I miei hanno voluto facessi sport fin da piccolo. Il nuoto, i due anni di atletica. Ma poi ho iniziato a giocare a calcio. Papà non ha insistito, è bastato guardasse le partite a casa. Ricordo, come fosse oggi, quel giorno in piena estate: il gol, le sue urla insieme allo zio. Io che corro in salotto e vedo il replay con la palla entrare in rete. Da quel momento, non mi sono più fermato: il calcio è diventata la mia passione.
Gioco ovunque. Per strada, coi miei amici. Persino nel corridoio, insieme a Luca, il mio fratellino. Sì, con la pallina. Quante cose abbiamo rotto. Da mamma più di una ramanzina.
Ma non riesco a fermarmi, palleggio anche con le arance. Anche perché, saprai anche questo, papà mi ha portato allo stadio. Che emozione. I colori, l’atmosfera, i giocatori. Erano lì, non in televisione. Erano lì, a pochi passi da noi. Che voglia di entrare in campo, avrei avuto. Insomma vabbè, caro Babbo Natale, è per questo che ti scrivo, ho bisogno di un aiuto.
Quando andiamo alla partita, il primo problema è molto prima: il biglietto. Mio padre lavora, ed ogni volta, per accontentarmi, è costretto a fare la fila. Ma non esiste un modo per comprarlo su internet? Ormai si fa tutto, con questi telefonini, e visto che ce l’ho anche io da un po’, lo potrei aiutare. Ah no, vabbè, poi come pago? Boh, non lo so. Senza contare che, quando arriviamo allo stadio, abbiamo sempre un sacco di difficoltà per parcheggiare. Non sarebbe possibile assegnare un posto con lo stesso numero del proprio seggiolino? Sarebbe comodo, non ti pare?Invece dobbiamo avviarci in anticipo anche per evitare il traffico e, una volta che siamo dentro, puntualmente lo smartphone non ha linea. Non sai la noia. Almeno organizzassero qualcosa. Che ne so, in campo, mentre aspettiamo. O sui maxischermi, visto che ci stanno. E poi, ancora: non immagini la fame che mi viene. Papà lo capisce. Un’altra fila. Mezz’ora per cosa? Una Coca e una pacchetto di patatine. Eppure, sarebbe semplice. Sai cosa mi ero immaginato? Ma se facessero un’app, tipo quelle che scarico io per giocare, con la quale si possa ordinare del cibo e farselo portare? Proprio lì, dove sei seduto. Troppo complicato? Sarebbe semplice, secondo me, credo si possa fare.
Ovviamente, dopo aver bevuto, devo andare in bagno. Di nuovo in coda: un’altra attesa. Se almeno il telefono prendesse, potrei godermi i video della mia squadra del cuore. Ogni tanto li guardo, ho messo il like alla pagina. Certo, ne potrebbero fare un po’ di più. Il punto è che pubblicano le azioni dei gol, ma quelle le so a memoria. Io vorrei vedere che fanno i giocatori nello spogliatoio, o magari in aereo mentre vanno in trasferta. Oppure alla cena di Natale che hanno fatto proprio questa settimana. Insomma, li vorrei conoscere meglio. Sono disposto pure a pagare. Con la mia paghetta. Lo fa papà, ci mancherebbe, il mio punto di riferimento. Però, sai che divertimento?
E poi che voglia di parlarci. Quindi sai che faccio? Vado sulla pagina del mio idolo e gli scrivo. In privato, nei commenti. Ma niente, non mi risponde. A proposito, se puoi, gli dici di farlo? Ne sarei tanto contento. Io addirittura lo vorrei incontrare. Ma almeno iniziamo a parlare. Babbo Natale, mica mi puoi aiutare?
Vabbè, meno male che a un certo punto inizia la partita. Tutto bello, per carità. Ma che voglia di scendere in campo. Sai cosa mi chiedo? Perché allo stadio non c’è il replay? E nemmeno le statistiche e l’audio. Non si capisce se c’è fallo, se è rigore o chi è un giocatore. Io, quelli avversari, non me li ricordo tutti. Lo so, forse sto dicendo una cosa che non può essere reale. Babbo Natale, secondo te è una realtà virtuale?
Anche perché poi la partita finisce, sono 90 minuti. Ma la settimana è lunga, e non so aspettare. Io, però, vorrei avere altre cose da fare, per esempio allo stadio, non ho capito perché poi non ti fanno più andare. Ma non ci sono altre cose che le squadre possono organizzare? Magari un villaggio interattivo, che ne so, una cosa particolare. Pure per comprare il pallone e la tuta di quest’anno, magari col cellulare.
Oppure da casa, con la Play Station. Sì, lo so, posso giocare, ma io voglio altro, Babbo Natale. L’altro giorno, in tv, ho visto un tipo di occhiali quasi spaziale, che se te li metti inizi a volare. Quindi ho pensato: io vorrei stare in mezzo a loro, proprio a calciare. A questo punto, forse, si può fare.
Addirittura, e poi ti saluto, che lo so che sei impegnato. Sai che ho immaginato? Io studio, così papà mi porta al campo, perché voglio imparare. Ma se non sono bravo, sai che si potrebbe fare? Mi metto la maglia della squadra, e mi alleno a Fifa, che se mi notano magari mi prendono a giocare. Sì, lo so, forse ti sto scrivendo cose assurde, ma io in un modo o nell’altro vorrei fare il calciatore.
E so anche, scusami, perché comprendo, che ci sono bambini con problemi ben più importanti e con richieste meno difficili, nel mondo.
Però, se puoi, aiutami, Babbo Natale. Perché credimi, il mio, è solo amore.”
MattiaEcco, questa potrebbe essere la lettera di un ragazzo, uno dei cosiddetti millennial. Il target più ambito dalle aziende sportive moderne. Il figlio di un papà, appartenente ad un altro target, che ha vissuto e vive gli stessi sogni e le stesse passioni che gli ha trasmesso.
Quelle da assecondare per azzerare le distanze, creando nuove esperienze.
Ma cosa stanno facendo, concretamente, le società, i club, per lui? Quanto, l’azienda Italia, favorisce lo sviluppo di una industria tanto importante non solo a livello economico quanto emozionale e, quindi, sociale? I sistemi si stanno evolvendo, gli strumenti cambiano. Le difficoltà e le distanze rispetto agli altri Paesi, quindi, aumentano se non si metterà in campo una strategia che, in modo coordinato e strutturato, coinvolga il pubblico e il privato per favorire l’evoluzione.
Per assecondare il tifoso 4.0, ed il suo amore, prima di pensare alla monetizzazione, in funzione di questa nuova visione.
Buon Natale da tutto lo staff di IQUII Sport e dalla redazione di Sport Thinking.
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