A pochi giorni dalla pubblicazione dello studio sulle ownership dei club di Serie A, IQUII Sport si trasferisce virtualmente in Inghilterra per condurre un’analisi sulle ownership in Premier League. Sin dalla sua fondazione nel 1992, la Premier League rappresenta un punto di riferimento per la Sport Industry in termini di sviluppo del business e di opportunità commerciali.
D’altronde, l’obiettivo di Greg Dyke, allora direttore esecutivo della London Weekend Television, e David Dein, all’epoca consigliere e azionista dell’Arsenal, era proprio quello di creare una lega calcistica d’élite che potesse trattare direttamente con i broadcaster in merito ai ricavi da diritti televisivi. Senza dover passare per la mediazione e l’approvazione della Football Association (la federazione calcistica) che prima di allora esercitava una notevole influenza sui modelli di business del calcio d’oltremanica. Un cambio di rotta che si è rivelato vincente sin dai primi anni Novanta.
La proprietà delle squadre di Premier League: l’impatto degli investitori internazionali
Grazie alla fondazione della Premier League, l’appetibilità del calcio inglese è aumentata a dismisura nel corso degli anni. Tanto da attirare sempre più investitori internazionali, come dimostra l’analisi #IQUIISportRiskGame, aggiornata a novembre 2021. Dominano la classifica gli Stati Uniti, che si prendono una fetta rilevante delle ownership: il 25,80% delle compagini di Premier è di proprietà statunitense. Tra gli altri, spiccano club come Liverpool (del Fenway Sports Group), Manchester United (famiglia Glazer) e Arsenal (in mano alla Kroenke Sports & Entertainment).
Come si può notare, solo il 21,70% delle società del massimo campionato inglese è sotto il controllo di investitori inglesi. Tuttavia, nessuna di queste rientra nel circolo dei club che hanno vinto il campionato negli ultimi anni. Segno che l’impatto degli investitori stranieri è stato molto forte. Lo dimostrano i trionfi del Manchester City, di proprietà della Abu Dhabi United Group (Emirati Arabi Uniti) dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, e del Chelsea, dal 2003 nelle mani di Roman Abramovič (Russia). Due club che insieme vantano un bottino di sette Premier League negli ultimi dieci anni.
L’elenco delle proprietà di Premier League
Chi prova invece a risalire la classifica è il Newcastle. I Magpies sono recentemente passati sotto la proprietà di un gruppo d’investimento guidato da Public Investment Fund (Arabia Saudita). Si tratta di un’operazione che ha destato grande scalpore a livello internazionale, ma che fa sperare i tifosi del club bianconero.
Inoltre, dallo studio di IQUII Sport emerge un altro dettaglio interessante: tra i Paesi di provenienza dei proprietari c’è anche l’Italia (10%). I due club sotto il controllo di investitori italiani, Watford (famiglia Pozzo) e Leeds United (Andrea Radrizzani), stanno cercando di affermarsi con continuità in Premier League attraverso investimenti mirati.
Di seguito l’elenco completo delle ownership:
Arsenal: Stati Uniti
Aston Villa: Egitto/Stati Uniti*
Brentford: Inghilterra
Brighton: Inghilterra
Burnley: Stati Uniti
Chelsea: Russia
Crystal Palace: Inghilterra/Stati Uniti*
Everton: Inghilterra/Iran*
Leeds United: Italia
Leicester: Thailandia
Liverpool: Stati Uniti
Manchester City: Emirati Arabi Uniti
Manchester United: Stati Uniti
Newcastle: Arabia Saudita
Norwich: Galles/Inghilterra*
Southampton: Cina
Tottenham: Inghilterra
Watford: Italia
West Ham: Galles
Wolverhampton: Cina
Il prossimo appuntamento con #IQUIISportRiskGame vedrà come protagonista la Bundesliga: da dove provengono gli investimenti del massimo campionato tedesco, sempre più attraente dal punto di vista commerciale e dello spettacolo?
*4 club hanno una proprietà condivisa tra più Paesi: Aston Villa (2 proprietari, rispettivamente da Egitto e Stati Uniti); Norwich (2 proprietari, Inghilterra e Galles); Crystal Palace (3 proprietari con la stessa quota: 2 Stati Uniti e 1 Inghilterra); Everton (il proprietario ha doppio passaporto, Iran e Inghilterra).
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