Lo Sport Business e #LaFinedelCalcioItaliano: intervista a Marco Bellinazzo

marco bellinazzo e #lafinedelcalcioitaliano

Siamo con Marco Bellinazzo, responsabile Sport & Business’ per Il Sole 24 Ore; autore, per ilsole24ore.com, di ‘Calcio & Business’, blog sull’economia del calcio; docente al Master ‘Management dello sport’ de Il Sole 24 Ore, dal 2013 e, infine, scrittore di vari libri tra cui ‘La fine del calcio italiano’, in uscita proprio oggi. Seguiamo le sue attività e gli abbiamo chiesto, quindi, quest’intervista per parlarci del proprio lavoro e della sua visione sulle evoluzioni della Sport Industry, soprattutto in funzione delle esigenze del Sistema Calcio, sia in relazione all’organizzazione manageriale che in rapporto alla digitalizzazione degli stadi e delle strutture sportive. Ma, anche, in funzione delle nuove strategie di fan engagement e delle future prospettive legate a pubblicità, sponsorizzazioni e monetizzazione.

Salve Marco, prima di tutto grazie per aver accettato di rilasciarci questa intervista. Nello scenario attuale, che evidenzia lo SportTech come nuova tendenza, nasce Sport Thinking, il Brand Magazine di IQUII Sport che ha l’obiettivo di rappresentare, attraverso una nuova vision, un punto di osservazione ed approfondimento sull’innovazione in ambito Sport Business, sul cambiamento in atto e sulle nuove dinamiche del settore. Lei è un giornalista esperto di management sportivo, qual è stato il suo percorso professionale e quali sono le sue principali attività? In che modo studia, approfondisce e informa il suo target e quanto sono importanti i nuovi strumenti digitali e i social media, per svolgere il suo lavoro? 

“Dopo la laurea in giurisprudenza ho preso parte al master in giornalismo dell’Ordine di Milano intitolato a Walter Tobagi. Grazie a uno stage al Sole 24 Ore nel 2002 è iniziata la mia avventura nel mondo del giornalismo. Un’avventura, perché in poco più di 15 anni lo scenario è completamente mutato. L’orizzonte social e digital è diventato per me il vero luogo dell’informazione. Da cercare e da dare. Con tutti i rischi e i benefici legati a un luogo caratterizzato, a differenza dei quotidiani cartacei, dall’essere una fonte perennemente aperta.”

Da oggi, in libreria, è possibile trovare il suo ultimo testo, ‘La Fine del Calcio Italiano: perché siamo fuori dai Mondiali e come possiamo tornarci da protagonisti’. Quali sono i temi principali che ha affrontato? Quale, a suo modo di vedere, il danno indotto a tutta l’economia italiana? Dopo questa mancata qualificazione, quindi, come crede il nostro movimento calcistico debba riorganizzarsi, a livello manageriale ed operativo? Quali sono i punti principali nell’agenda dello Sport Manager 4.0

“La storia raccontata ne #LaFinedelCalcioItaliano è quella di un omicidio. L’omicidio perpetrato da una classe dirigente, o sedicente tale, nei confronti di uno sport che aveva, in Italia, la sua avanguardia industriale. Il mancato sviluppo delle infrastrutture tecnologiche e degli impianti legati al calcio sono i danni più evidenti di questo delitto.”

Quali sono, dal suo punto di vista, le società sportive italiane più avanti nell’attuazione dell’evoluto concetto di Sport Management 4.0? In che modo, inoltre, la politica deve lavorare per supportare enti pubblici, privati, società e associazioni sportive, per migliorare le infrastrutture e, di conseguenza, offrire nuove possibilità allo Sport System e al Paese?

“Ci sono alcune società che hanno intrapreso la trasformazione in Sport Entertainment Company superando il modello patriarcale che ha governato il calcio italiano in questi anni, e che si è rivelato inadatto alle evoluzioni industriali. Ma sono una minoranza e non possono fare sistema. Il mondo politico e il governo, in Italia, raramente hanno avuto consapevolezza del peso specifico dello Sport System, basti pensare alla perdurante assenza di un vero ministro dello Sport. Senza una politica industriale dello Sport, i club, anche i più illuminati, possono fare poco.”

L’Italia sembra essere indietro, rispetto ad altri paesi, relativamente alla realizzazione di stadi ed impianti sportivi che migliorino la fan experience e, di conseguenza, che rappresentino il primo passo per favorire il fan engagement e l’acquisizione di dati da monetizzare, puntando sui nuovi asset digitali, per advertising e iniziative sempre più targettizzate e verticali. Nuove fonti di fatturato indispensabili per aumentare la competitività, sia al livello dei club che delle nazionali. La Smart Arena, quindi, è uno dei temi più attuali. Come si lavora per ‘accontentare’ il Fan 4.0

“Creare stadi a misura d’uomo ma redditizi per i club facendo leva sulle peculiarità attrattive delle città italiane e al turismo. La ricetta è nota. Basta attuarla e coniugarla con le caratteristiche di popolazione e con le forze attrattive del territorio.”

I social media giocano un ruolo sempre più importante e rappresentano degli asset strategici fondamentali, tra i quali rientrano sempre più le fanbase degli stessi atleti. Questi ultimi stanno diventando veri e propri sport influencer, media a propria volta, che integrano ed amplificano la portata di diffusione delle società e le opzioni di visibilità da monetizzare. Qual è il suo parere? Quale ruolo, secondo le sue conoscenze, avranno i calciatori nelle future strategie di marketing dei club? Quanto inciderà, la loro ‘portata social’, sul calciomercato?

“Decisiva, indubbiamente. La dimensione social sta moltiplicando le opportunità di business e la crescita esponenziale dei ricavi commerciali in tutti i Paesi, tranne che nel nostro, è la riprova dello stato delle cose. Servono strategie per monetizzare i flussi web. Sarà fondamentale avere esperti del settore e una nuova disciplina dei diritti di immagine contestualizzata ai nuovi scenari.” 

Lo SportTech è il nuovo trend della Sport Industry 4.0. Il momento della partita, del match 4.0, diventa solo l’apice di un rapporto costante da intrattenere coi fan. E, in tal senso, il turismo sportivo, l’organizzazione di eventi, le relative sponsorizzazioni, possono e devono rappresentare nuove fonti di reddito, per società, leghe e federazioni, per valorizzare il territorio e portare un indotto reciproco. Quali sono le strategie da attuare, a suo modo di vedere? Come va sfruttata, la tecnologia, in funzione di questi obiettivi? In che modo, secondo lei, le aziende sportive dovranno creare nuove fonti di fatturato, per mettersi alle spalle ‘la fine’ e dar vita ad un ‘nuovo inizio’?

“Stadi cablati e virtuali per potenziare la connettività, e il senso di appartenenza, sono il primo indispensabile passo in questa direzione. Ma gli stadi vetusti della ‘Penisola’ non facilitano questa evoluzione. Eppure la modernizazione degli impianti sarebbe un volano industriale incredibile. Arrivando per ultimi, poi, potremmo sfruttare questo svantaggio, questo ritardo, implementando stadi di nuovissima generazione superando le altre nazioni concorrenti. Questo sarebbe l’inizio di una rivoluzione industriale. Quella che il nostro calcio ha fin qui colpevolmente mancato.”

Ringraziamo Marco Bellinazzo per il suo prezioso contributo. Continueremo a seguire le sue attività ed a monitorare le evoluzioni del calcio italiano.

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